Notte stellata, quali sensazioni? di N. Losito

Pubblicato: 11/02/2013 in Appunti di scrittura, cultura, racconto, Società
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Notte stellata – Vincent Willem Van Gogh

Qualche anno fa, mentre frequentavo con diversi amici un corso di scrittura creativa serale, la docente aprì un libro d’arte e ci invitò in cattedra a osservare con la maggiore attenzione possibile una riproduzione del quadro Notte stellata del grande pittore olandese, e poi ci chiese di scrivere, dopo una breve rielaborazione mentale, tutte le sensazioni che avevamo provato guardando il dipinto. Confesso che restai parecchio turbato alla vista di quell’immagine: di colpo il cielo colorato con spesse e turbinose pennellate riportò alla luce una paura infantile provata a casa di uno zio paterno in una tarda sera d’estate. I miei cugini e io non avevamo assolutamente intenzione di andare a dormire: a nulla erano servite le tante sollecitazioni ricevute dai grandi di piantarla di fare chiasso e di filare a letto. A un certo punto lo zio, seccato dal nostro comportamento irriguardoso, si alzò da tavola e ci spinse a scappellotti nella nostra stanza, chiuse la porta e…

Ecco cosa scrissi di getto a lezione, avendo davanti agli occhi della mente quel quadro di Van Gogh:

La notte era stellata eppure tutt’attorno era buio e silenzio. Il vento batteva con violenza sulla porta e sulle finestre della mia casa. In cielo vortici d’aria sembravano cavalloni di onde inferocite in un mare in tempesta.

Avevo paura.

Toc, toc!

«Dormi, dormi, bel piccino della mamma… altrimenti arriva il lupo… Uhhhhhhh!»

Riconobbi la voce, però non mi tranquillizzai.

Ma allora non era un sogno! Tutto era troppo realistico, palpitante, per essere un’allucinazione. Stavo affacciato a una balaustra e il vento mi scompigliava i capelli. Guardai in su e vidi la luna: una palla infuocata che non diffondeva luce ma, arrogante e dispettosa, la tratteneva per sé. Un cipresso a forma di candela mi si parò davanti, coprì l’orizzonte e costrinse il mio sguardo a raggiungerne la cima appuntita che si perdeva in un cielo-oceano impazzito.

Avevo sempre più paura.

«Dormi, dormi, bel piccino della mamma…»

Chiusi gli occhi per non vedere il buio che mi circondava e il mio corpo diventò leggero, venni attirato fuori dalla stanza da letto e, come foglia palmata, volteggiai in cielo.

Guardai giù.

Il paese era una serie di tesserine illuminate tra cui svettava, arcigna, un’asta. Ondeggiando scesi verso il basso e l’asta divenne il campanile acuminato di una chiesa. Riconobbi le abitazioni di parenti e amici, ma le strade erano vuote.

Avevo paura.

Volai su per la collina e lì ripresi forme e peso. Rapido rientrai in casa, chiusi la porta e mi ficcai in letto.

Toc, toc!

«Dormi, dormi, bel piccino della mamma… altrimenti arriva il lupo… Uhhhhhhh! Uhhhhhhh…»

La voce si smorzò e, prima di sentire dei passi che si allontanavano, nel silenzio che mi circondava, da sotto la porta della mia stanza percepii un fruscio…

***

Non ricordo bene cosa fecero i miei cuginetti, ma io misi la testa sotto il cuscino e, terrorizzato, cercai con tutte le mie forze di addormentarmi. Questo breve racconto, rielaborato, l’ho trasformato nel finale del romanzo Alla bisogna tango si balla, scritto diversi anni fa e che regalo a chiunque me lo chiede. Che cos’era quel misterioso fruscio che sentii provenire da sotto la porta? No, non ve lo dico! Lasciamo vivere un pizzico di suspense…A bocca aperta

Per non essere tacciato di nuovo di vanagloria, eccovi una vignetta che ho trovato su Internet e che utilizzo per concludere con un sorriso il post di questa settimana:

Troppe primarie

Nicola

commenti
  1. in fondo al cuore ha detto:

    Molto bello quel tuo ripercorrere le sensazioni di bambino…..i timori inseriti nella fantasia, davvero bello! Buon inizio settimana!

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  2. Rosanna ha detto:

    Ciao Nicola, sempre molto piacevoli i tuoi racconti, anch’io sono curiosa di leggere il seguito del tuo romanzo “Alla bisogna tango si balla”; se ti è comodo va benissimo il file pdf. Graziee

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  3. sissa ha detto:

    Pensa: un venerdì al mare non ne volevo sapere di andare a dormire perchè volevo aspettare sveglia mio padre che sarebbe arrivato più tardi da noi, in vacanza. Dopo un bel po’ di blandizie e qualche grido furente, non riuscendo ad ottenere alcun risultato, mia madre disse che avrebbe chiamato l’uomo nero per far portare via me e i miei fratelli, se non ci fossimo addormentati subito. Beh, insomma: noi ridevamo da matti, tanto l’uomo nero non esiste, cicca cicca bum! Lei allora con molta calma aprì la porta e disse ad alta voce: “Chi è? No, grazie. Se ne vada. Per questa volta non glieli faccio portare via.” Sentii la risposta bisbigliata: “Signora….. aspetto in casa… se ricominc…” Lo sentii entrare e sbattere le borse a terra, come faceva sempre il mio papà quando tornava a casa la sera, a Milano… Poi…. più che addormentarmi, svenni.
    Il giorno l’uomo nero non c’era più e il babbo era al mare con noi…
    Ciao
    Sis

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    • Nicola Losito ha detto:

      ahahahah, terrificante quanto il lupo imitato da mio zio. Certo che gli adulti di un tempo non andavano troppo per il sottile quando si trattava di spaventare figli o nipoti poco inquadrabili con le buone. Uno psicologo di oggi li boccerebbe tutti e darebbe a loro la colpa di tutte le nostre attuali paure.
      Un caro saluto.
      Nicola

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  4. oissela ha detto:

    Una pagina alla Camus. Nel finale drammatico dell’Étranger, il protagonista concentra la
    sua attenzione sul bottone mancante sulla divisa del militare del plotone di esecuzione.
    Tu riesci ad affascinarci con un fruscio non svelato e che genera nel lettore molti interrogativi.
    Ciao.
    Oissela

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    • Nicola Losito ha detto:

      Con i tuoi dotti accostamenti e con i tuoi sempre graditi complimenti mi fai andare in confusione. Un modesto artigiano della penna come me può finire per esaltarsi troppo, col rischio poi di risvegliarsi – molto bruscamente – nella realtà.
      Ciao, Alessio, e grazie.
      Nicola

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  5. alegbr ha detto:

    oh bè, hai letto Il mago sabbiolino di E.T.A. Hoffman?
    il capostipite di ogni pavor infantile 🙂
    saluti

    A

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    • Nicola Losito ha detto:

      Il mago sabbiolino che hai citato mi ha incuriosito parecchio e, dopo una breve ricerca sul web, dal blog “Chincagiò” del 2008 trovo questi pensieri:
      “Anche Freud rimase affascinato da questo racconto scrivendo in merito un saggio nel libro “Il Perturbante”: “… una condizione favorevole al sorgere di sentimenti perturbanti si verifica quando si desta un’incertezza intellettuale se qualcosa sia o non sia vivente, o quando ciò che è privo di vita si rivela troppo simile a ciò che è vivo… L’effetto perturbante si manifesta quando il confine tra fantasia e realtà si fa labile, quando un simbolo assume pienamente la funzione e il significato di ciò che è simboleggiato. L’elemento infantile, che domina anche la vita psichica dei nevrotici, è presente in questo caso come eccessiva accentuazione della realtà psichica rispetto alla realtà materiale”. ”
      Soprattutto la parte finale, quando si parla del confine tra fantasia e realtà, mi è piaciuta… anche se io non sono un tipo particolarmente nevrotico. Anzi, a detta di mia moglie, sarei un vero posapiano. Mah… anche le mogli, a volte, sbagliano.
      Nicola

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      • alegbr ha detto:

        eheheheheh…non esageriamo col Freudismo, nei racconti di Hoffman (pubblicati da tante editrici) trovi l’originale Mago Sabbiolino.

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  6. infranotturna ha detto:

    io avevo paura delle piume
    baci

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  7. Nicola Losito ha detto:

    Non sono un esperto di sogni e di incubi, perciò ho fatto una ricerca e ho visto che questo tuo incubo infantile ha parecchi significati. Ti do il link a un articolo interessante: http://www.sogniesegni.com/2011/06/09/le-piume-nei-sogni/
    Ciao
    Nicola

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