1° Settembre 2015, martedì, Nazca

Mettiamo la sveglia alle 5.30 per essere pronti alle 7, con appresso le valigie, ad affrontare una lunga giornata di trasferimento con il pulmino che, secondo programma, ci deve portare a Arequipa in 11 ore, dopo avere macinato circa 570 km. sulla Panamericana Sud. La nebbia mattutina che nasconde il cielo rende indistinto il paesaggio quando lasciamo Nazca. Per fortuna non fa molto freddo: la temperatura si aggira sui 18 gradi.

Mappa Parziale Nazca-Arequipa

Anche la periferia di Nazca fa pena: strade sterrate con le solite bidonville già viste a Lima. Usciti dalla città, dopo pochi chilometri ci si immerge nel deserto: qui, per lunghi tratti, l’unica cosa viva è la famosa autostrada ben asfaltata e ben mantenuta: a sinistra ci sono nude montagne sabbiose, a destra pianure estese dove, di tanto in tanto, compaiono delle casupole, ma non si capisce se sono abitate o abbandonate:

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Per passare il tempo cerco di imparare i segnali stradali che incontriamo. Un modo come un altro, questo, per capire la mentalità del paese che stiamo attraversando: No corras ta familia te espera (non correre la tua famiglia ti aspetta), No adelantar (non sorpassare), Feliz viaje (Buon viaggio), respeta las señales (rispetta i segnali stradali), Curva peligrosa (curva pericolosa) Pare! (Stop), Derrumbes (Frane), derecha (destra), salida (uscita), entrada (entrata).

Arrivati nel distretto di Marcona facciamo una deviazione. Barbara ha letto da qualche parte che a Punta San Juan c’è una riserva naturale molto bella con otarie, leoni marini e pinguini, oltre a varie specie di uccelli che, sebbene sia poco nota al turismo di massa, forse vale la pena di visitare.

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Dopo vari tentativi falliti di trovare la strada per arrivarci (gli abitanti del paese ci danno indicazioni molto vaghe o sbagliate) ci rechiamo nel municipio di San Juan e chiediamo se qualcuno può darci una mappa o, al limite, accompagnarci alla riserva. Dopo tanto girare a vuoto finalmente siamo fortunati perché in uno dei tanti uffici comunali incontriamo Imena e Fabiana, due giovani e simpatiche biologhe che collaborano con i responsabili della riserva e che, senza farsi troppo pregare, acconsentono di accompagnarci in loco precedendoci con la loro auto. La strada sterrata, tanto per cambiare, è piena di buche profonde e dossi alti e irregolari tali da farci sussultare quasi fossimo su un barcone in balia di un mare in tempesta: il pulmino rischia seriamente di distruggere le sospensioni e quant’altro:

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E’ noto che la sorte aiuta gli audaci e così, pur con le budella ormai in gola, arriviamo all’agognato Mirador, un punto di osservazione privilegiato della riserva:

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Barbara ci riprende con le due giovani biologhe peruviane e il nostro autista

Effettivamente la riserva di Punta San Juan meritava di essere vista, ma, per essere apprezzata in pieno, avremmo dovuto entrare nel promontorio e camminare a pochi passi dalle otarie, cosa che non ci viene concessa perché tutta la zona è protetta da un alto muretto e il guardiano, che è in giro per i suoi controlli, non sente le nostre urlate richieste di aprirci le porte di questo paradiso naturale. Non ci resta che ringraziare le due biologhe e riprendere il cammino verso Arequipa.

Sono le 10 del mattino, tra le nuvole fa la sua comparsa il sole e così è meno noioso affrontare di nuovo il deserto e il ripetitivo paesaggio di montagne e pianure sabbiose che si presenta davanti ai nostri occhi. A un certo punto l’autista ferma il pulmino per farci vedere gli effetti di un recente terremoto che ha colpito il Perù. Con molta circospezione ci avviciniamo a una profonda fossa aperta nel terreno che divide in due la pianura per chilometri e chilometri. Di sicuro un terremoto in grado di aprire una simile spaccatura deve avere prodotto seri danni alle persone e ai paesi investiti da questo terribile fenomeno naturale:

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Verso le 11, a 92 km. da Nazca, arriviamo a Puerto Lomas, una spiaggia molto frequentata d’estate:

Puerto Lomas

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Ovviamente non abbiamo tempo per fermarci e proseguiamo il nostro cammino in direzione di Arequipa. Le uniche soste che facciamo sono riservate a problemi idraulici di noi uomini: foto oscurata per ovvie questioni di decenza… Sorriso

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Più tardi, dopo avere fatto una nuova deviazione, ci fermiamo a Yauca, un paese dove il nostro autista conosce una rivendita dove si può degustare e acquistare ottime olive verdi e nere sott’olio o sott’aceto di produzione locale:

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Rientrati nella Panamericana Sud, durante il tragitto, incontriamo un cartello che segnala il paese di Puerto Inka, altra famosa località balneare e archeologica, ma, dato che non si può vedere tutto, evitiamo di andarci. Comunque da Internet ho scaricato alcune foto giusto per sapere cosa abbiamo perso:

Puerto Inka1

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Proseguendo, di lì a poco ci fermeremo per fare colazione a Chala, un paese di pescatori situato in una splendida e panoramica baia:

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A farci compagnia durante la sosta, in un recinto riparato dal sole, c’è un simpatico esemplare di alpaca, un camelide che vive allo stato brado in diverse zone del Perù:

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Alle 14.30, rifocillati alla buona, riprendiamo il viaggio. Ora affrontiamo zone montuose dove la roccia è molto friabile e tende a cadere sul selciato insieme a sabbia (sono segnalate come zone di arienamento). A un certo punto, infatti, incontriamo una squadra  di operai che, con una ruspa e badili, liberano la carreggiata dai massi e dai detriti sabbiosi staccatisi dalla montagna:

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A montagne e deserto, però, più avanti si alternano vallate rigogliose: la più bella delle quali la vediamo a Ocoña, lambita dall’omonimo fiume che sfocia nell’oceano:

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Ocoña

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Verso le 17 attraversiamo Camanà, una cittadina di 18.000 abitanti:

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Ammucchiata di operai che tornano a casa dopo una dura giornata di lavoro:

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anche il gregge di pecore torna sazio all’ovile:

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Come si può osservare guardando la cartina pubblicata all’inizio del post, superata Camanà, la Panamericana Sud abbandona la costa e l’Oceano Pacifico e s’inoltra all’interno del Perù dove è situata Arequipa. La strada ora comincia a salire e il nostro pulmino, al pari dei grossi camion che incontriamo, è costretto a diminuire la velocità:

Strada verso Arequipa

Come si può notare dalla foto sopra, ormai il sole sta calando e siamo a 178 km. da Arequipa… A questo punto capita quello che nessuno di noi si augurava: il pulmino segnala un problema al radiatore. L’autista è costretto a fermare il mezzo in un tratto di salita molto stretto e con le montagne che incombono ripide a destra e a sinistra del ciglio della strada quasi inesistente. E’ ormai buio. Sotto il muso del pulmino una chiazza d’acqua si allarga a vista d’occhio: si è forato il radiatore, forse per colpa di un sasso presente sulla carreggiata o forse perché l’agenzia ci ha appioppato un mezzo vecchio e ormai usurato. Seguono telefonate concitate tra l’autista e la sua ditta. L’unica cosa che capiamo è che l’uomo deve mettere in atto un trucco per poter proseguire quel tanto da raggiungere un’officina o, per lo meno, per toglierci da quel punto pericoloso della strada. L’autista, infatti, si stende sotto il pulmino e opera ciò che gli è stato suggerito. Quando finisce, riempiamo d’acqua il radiatore e aspettiamo qualche minuto per controllare che la riparazione tenga.

Visto che il radiatore non perde più, ripartiamo sperando di arrivare sani e salvi a Arequipa: purtroppo non è così. Dopo una decina di chilometri l’autista è costretto a fermarsi di nuovo: il radiatore non ha retto allo sforzo che il pulmino è costretto a fare visto che siamo in montagna e le salite non sono uno scherzo. L’unica nostra consolazione è che abbiamo raggiunto un tratto pianeggiante dove c’è una piazzola che ci permette di uscire dalla pericolosa carreggiata e, inoltre, dall’altra parte della strada c’è un capannone dove si fermano diversi camion per sostare prima di riprendere il viaggio:

0330a                  the van died!!

A questo punto partono nuove telefonate tra l’autista e l’agenzia di viaggio per ottenere un altro mezzo di trasporto, perché quello a nostra disposizione non è più utilizzabile. Cominciamo ad arrabbiarci e a temere che saremo costretti a passare la notte in strada, dato che non si riesce a capire come e quando qualcuno verrà a riprenderci. Non la faccio lunga: dopo un certo numero di chiamate a mezzo mondo, finalmente ci assicurano che nel giro di un paio d’ore verremo recuperati. Le ore, in realtà, saranno quattro, ma un pulmino nuovo di zecca, finalmente, arriva e ci porta, stremati e infreddoliti, a Arequipa. E’ praticamente mezzanotte: il trasferimento da Nazca a Arequipa, un po’ per colpa delle deviazioni da noi fatte fuori programma e molto di più a causa della rottura del mezzo, è durato più di 17 ore…

Per fortuna l’albergo El Cabildo, 5 stelle, è all’altezza delle aspettative e la cena fuori orario ci viene servita comodamente in camera.

El Cabildo Hotel

Ovviamente, dopo mangiato, andiamo subito a letto. L’indomani, manco a dirlo, sarà una giornata intensa…

Se volete rivivere con noi questa interessante giornata in Perù, basta cliccare con il mouse sulla foto seguente che fa vedere quanto è bello il mare a Puerto Inka:

Puerto Inka

Alla prossima!

Nicola

Crediti: Le foto, come al solito, sono quasi tutte originali e sono state scattate da Barbara e Sergio, Giorgio e Chicca. Ringrazio gli autori delle foto che ho scaricato da Internet. Il filmato, come al solito l’ho girato e rielaborato personalmente.

commenti
  1. angelo ha detto:

    grazie nicola per le foto bellissime

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  2. Splendido servizio fotográfico.

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  3. rpapac ha detto:

    Le immagini sono bellissime. Posti meravigliosi. Io pure mi sono ritrovata nel deserto in Egitto però. Ero in viaggio di Nozze. Che sensazione bellissima! Che sole! Che caldo! Eravamo a quaranta gradi in pieno Ottobre. Finalmente potevo ammirare le piramidi e la sfinge da vicino. Ora, però, mi vien da chiederti: le valigie che portavate con voi le avete fatte seguendo i consigli che vi ho dato nel mio blog oppure no? Sai anche questo mi interessa, così so che il mio post vi è stato utile 🙂
    Buona serata Losy.

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    • Nicola Losito ha detto:

      L’Egitto mi manca: dovevo visitarlo anni fa, ma per ragioni di lavoro non sono riuscito ad andarci. Ora è una meta pericolosa, da quel che dicono.
      Per le valige ricordo di avere letto il tuo post e di averlo apprezzato, ma per me (come ho scritto in un mio vecchio post) farle non è un problema che mi compete. Ci pensa sempre mia moglie. Questa volta non è stato facile perché le notizie che avevamo sulle temperature in Perù erano spesso contradditorie. Ci sarebbe stato freddo o caldo? A settembre là è la fine dell’inverno. L’altitudine che scherzi avrebbe fatto? Vestiti pesanti o leggeri? Insomma, da quel che ho capito, mia moglie ha tenuto una via di mezzo: roba utile per vestirsi a cipolla. Cioè partire coperti per potersi man mano spogliare in caso di caldo. A tour finito, come sempre, ci siamo resi conti di avere portato troppo vestiario. Nei dieci giorni che siamo stati in Perù ha piovuto una sola volta e, per fortuna, era un giorno di trasferimento. Dunque non abbiamo mai avuto problemi.
      Un caro saluto.
      Nicola

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  4. stravagaria ha detto:

    Mamma mia che giornata! Certo mai come quei poveri “pendolari” che ogni giorno si ammassano sul camioncino per rientrare a casa ma i bei posti che avete visto ve li siete sudati!

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    • Nicola Losito ha detto:

      Hai ragione, cara Viv. 17 ore in giro non sono state uno scherzo. Alla fine il malumore da stanchezza serpeggiava tra le fila del gruppo e questo non è mai cosa buona. Comunque, alla fine, tutto è stato superato e abbiamo pensato a ciò che di bello ancora ci aspettava. Un viaggio senza intoppi non è un vero viaggio, non ti pare? Quella foto dei pendolari è emblematica delle condizioni non proprio esaltanti di chi lavora nelle campagne e ogni giorno deve fare chilometri e chilometri per arrivare nelle terre coltivate. I peruviani hanno un buon carattere e sanno adattarsi a situazioni di disagio che qui da noi sarebbero inaccettabili.
      Un cordiale saluto.
      Nicola

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  5. giselzitrone ha detto:

    Schöne Fotos lieber Gruß und einen schönen Tag Gruß von mir Gislinde

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  6. ventisqueras ha detto:

    immagini che ritornano vivide alla mente, anche se il tuo percorso è stato molto più avventuroso del mio, molti percorsi in areo per questo ho apprezzato moltissimo resoconti e immagini! bella comitiva, è piacevole-molto- viaggiare in condivisione di percorsi e idee, è una ricerca più completa.Grazie Nicola, felice giorno

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    • Nicola Losito ha detto:

      Il nostro principale mezzo di trasporto è stato il pulmino. Due volte abbiamo usato il treno, come leggerai in seguito. Come volo interno abbiamo fatto solo il tratto di ritorno da Cusco a Lima per poi proseguire in aereo verso l’Italia. Utilizzare il pulmino si è rivelata un’ottima scelta per avere, in soli dieci giorni, una visione più profonda del paese che stavamo visitando, anche se, in realtà, si è rivelata abbastanza stancante per la nostra età.
      Superata la stanchezza, in testa è rimasto solo il ricordo delle belle e interessanti cose che abbiamo visto.
      Buon fine settimana.
      Nicola

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  7. Caro Nicola, questa volta hai vissuto proprio una bella avventura.

    Quasi come quella volta in Cina quando hai rischiato di perderti.

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    • Nicola Losito ha detto:

      Hai ragione, caro Federico, ma con una differenza tra le due situazioni. In Cina ero solo io a essere in panico. In Perù eravamo in sei a dividere la stessa preoccupazione. In gruppo ci si consola a vicenda e si sopportano meglio le avversità.
      Un cordiale saluto.
      Nicola

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