Archivio per la categoria ‘psicologia’

Carissime amiche e carissimi amici, come state?

E’ un po’ che non ci sentiamo e devo dire che le cose si stanno mettendo molto male per me. La notizia dell’arrivo di un fratellino (o di una sorellina), purtroppo, è confermata e io, ormai, non posso più farci niente, se non prepararmi al fattaccio e cercare di mettere dei punti fermi in casa per non farmi travolgere dagli avvenimenti. I grandi, a volte, non capiscono le esigenze e le priorità dei propri figli e si comportano come se noi non contassimo niente nel ménage famigliare, tipo chiederci, prima di prendere “certe” iniziative, se vogliamo che la popolazione mondiale aumenti di un’unità… quando siamo già così in tanti!

Vabbè, dovrò farmene una ragione.

Baci, baci.

Betta

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Arrivederci alla prossima puntata!

Betta

Care amiche e cari amici,

si avvicina l’estate e presto partirò per le vacanze. Purtroppo sono felice a metà. Da un lato sono contenta che la scuola sia finita, ma so che mi aspetta un nuovo ciclo scolastico di sicuro più pesante delle elementari dove, come sapete, ho avuto ottimi risultati. Da un altro lato, sono triste perché, forse, perderò di vista Marco, il mio filarino ufficiale, ma, (chi può dirlo?) l’estate potrebbe essere l’occasione per incontrare ragazzi nuovi e altrettanto carini…

Con questa puntata termina il racconto delle mie prime avventure, ma vi do appuntamento a settembre per riallacciare il nostro colloquio che, per quanto mi riguarda, è stato molto, molto interessante. Con parecchi di voi, infatti, si è accesa una bella amicizia e mi piacerebbe conservarla anche per il futuro.

Un grande bacio a tutti.

Betta

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Arrivederci a settembre!

Il Signor Giacomo, però, ci sarà ancora mercoledì prossimo. Lui vi aspetta numerosi perché ha una cosa da comunicare.

Baci, baci.

Betta

Anni fa, sul sito Web dell’Ingegner Franco Maria Boschetto, lessi un articolo molto spiritoso e, siccome la problematica da lui affrontata allora è ancora tragicamente attuale oggi, ho pensato di riproporvelo qui in modo che possiate farvi sia quattro risate sia prendere spunti per non commettere errori nel caso doveste scrivere il vostro Curriculum Vitae. L’ingegner Boschetto faceva riferimento a una serie di libri (alcuni ormai di culto e quasi introvabili) scritti da Enza Consul, a volte anche in coppia con Assunta Di Fresco, entrambi noti cacciatori di teste per diverse aziende che agiscono sul territorio nazionale. Ecco i titoli:

Curriculì CurriculàLa mia azienda sta stirando le cuoia

 
Uno straccio di curricolo Curricula Ridicula 

Enza Consul è lo pseudonimo di un uomo che preferisce mantenere l’anonimato, mentre Assunta Di Fresco è il nom de plume adottato dalla giornalista economica e scrittrice Lucia Tilde Ingrosso: ebbene questi due autori, nel tempo, si sono dedicati all’argomento, sempre attuale, della ricerca di lavoro tramite la scrittura di un Curriculum Vitae che colpisca l’attenzione di chi cerca collaboratori validi per la propria azienda. In tempi tristi e convulsi di Jobs Act come quelli che stiamo vivendo, libri del genere dovrebbero stare sulla scrivania di tutti coloro, laureati o no, che hanno perso il lavoro, che lo cercano per la prima volta o che ne desiderano uno diverso da quello che hanno già. Quelle che seguono sono perle rare tratte da veri curricula arrivati sulla scrivania dei due suddetti “cacciatori di teste” e che l’Ingegner Boschetto ha avuto la pazienza di riassumere per noi.

Se desiderate che qualcuno si prenda a cuore il vostro nominativo e vi offra un lavoro ben remunerato è opportuno evitare di scrivere quanto segue…

L’ESORDIO

•    L’alfabeto? Sono un laureato in economia e commercio, vi scrivo perché voglio diventare un manager con la A maiuscola.
•    Col binocolo Ho visualizzato la Vs. inserzione leggendola sul giornale.
•    Poliziesco Allego alla presente il mio identikid.
•    Spione Vi chiedo di essere infiltrato nella vostra Banca Dati.
•    Aiuto! Prendo sputo dalla vostra inserzione.
•    Station wagon In risposta al Vostro annuncio premetto che dispongo di un ampio bagagliaio d’esperienza.
•    Lacrime amare Mi sono impelagato in un lavoro che fa piangere.
•    Saldi Sono in offerta speciale perché tra due giorni mi dimetto da dove sto.
•    Non vale un gran che Allego un breve straccio del mio curriculum.
•    Curricula forati Se nel mio curriculum trovate due buchi è perché ho avuto due figlie.
•    Just in retard Spero di essere ancora “just in time” per inviarvi un curriculum, anche se sono passati 32 giorni dall’inserzione.
•    L’africano Mi è giunto il tam-tam della vostra ricerca.
•    Avrà sonno Vi farò una breve ricapitolazione del mio bedground.
•    Barbiere di Siviglia Volete un venditore coi baffi, pelo e contropelo?
•    Fiaba C’era una volta un laureato in filosofia al primo impiego che cercava lavoro.
•    Demenziale Vi ringrazio del Vs. interesse, ma siccome ci ho ripensato, non accetto inviti da sconosciuti. 
•    Superalcolica La vostra offerta mi inebria.
•    Magellano Vi allego una breve ma mi auguro chiara circumnavigazione delle mie esperienze professionali.
•    Modesto La mia può sembrare un’Odissea, ma Ulisse in confronto non è nessuno. Io ho viaggiato per tutta la vita.
•    Tascabile  Il mio curriculum è breve e potrebbe stare nel palmo di una mano: sono monoaziendale.
•    Salomè Non ho segreti, vi scrivo senza veli.
•    San Giovanni Ecco la mia testa su un piatto d’argento.
•    La piovra  La vostra inserzione è tentacolare.
•    Coerente Sono perito agrario ancora in erba.

COME SI PRESENTANO

•    Capelluto puntuale Non sono calvo e ho il fisic du rolex
•    Pinocchio Sono un tipo piuttosto longilineo.
•    I nostri eroi Mio padre è stato ufficiale della Guardia di Finanza, che salva più vite umane degli stessi medici e a rischio della propria.
•    Gerarchie Stato di famiglia: padre, madre, fratello inferiore.
•    Per le mamme siamo sempre bambini Ho due bambini piccoli di 12 e 18 anni.
•    Parentado colto Circa trenta dei miei parenti sono laureati, come il fratello di mia madre. Circa venti dei miei parenti sono diplomati alle scuole medie superiori. 
•    Vocazione familiare Sono sposato e ragioniere, mia moglie è ragioniera, i miei figli sono ragionieri.
•    Parenti d’acciaio Il marito di una cugina di mio padre da parte di mio nonno paterno era ingegnere.
•    Tira e molla Mi sono separato, poi divorziato, poi risposato poi ancora separato, adesso non ci casco più.
•    Culturista Alto: 1.83; pesante:60 kg. Miei punti di forza: bicipite 40 cm. in trazione, torace 140 cm., capacità inspiratoria 10 litri.
•    Bidonato Ho sposato un’ereditiera che però non ha mai ereditato.
•    Sa anche contare! Se prima eravamo in due, adesso col bambino siamo in tre.
•    Scoppia di salute Di salute sto più che bene, e posso migliorare dopo quattro piccoli interventi chirurgici.
•    Buongustaio Qui ora c’è la parte più appetitosa del mio curriculum.
•    Figlio di calcolatrice Ritengo di essere di natura contabile.
•    L’arcobaleno Come potete vedere il mio è un curriculum variopinto.

STUDI E QUALIFICHE

•    Cosa contano i posteriori Mi presento ai fini di un’assunzione a posteriori della mia laurea.
•    Audioleso Ho fatto un corso di specializzazione alla Sordona.
•    Padre-lingua Sono di padre-madre-lingua inglese.
•    Come farà al telefono? L’italiano lo conosco bene ed è già di pochi, le lingue straniere sono scolastiche ma me la cavo con la mimica.
•    Che cosa vorrà dire? Lingue attive: anglo americano. Lingue passive: francese.
•    Sospetto Non sono un pataccaro, anche se vendo orologi.
•    Se lo dice lui… Non sono un markettaro, ma un uomo di vendita.
•    Il cacciatore Nell’ultima battuta ho portato a casa 50 clienti.
•    Beato lui Sono depositario di cultura parauniversitaria e polifunzionale.
•    E allora? Ho partecipato a un gioco a quiz di Mike Bongiorno.
•    Deamicisiano A otto anni prima di andare a scuola vendevo tutte le mattine un cestino di frutta. I miei clienti erano operai che con un pezzo di pane del giorno precedente e il mio genuino prodotto potevano gustare un lauto pranzo. A 14 anni pur continuando a studiare ho avuto una qualifica commerciale superiore e infatti sono passato da venditore abusivo ad ambulante con banco mobile.
•    Sì, si vede Come vedete, sono un autodidattico.
•    Libero a pranzo Prima lavoravo sotto padrone, ma adesso faccio il free-lunch.

ASPIRAZIONI

•    Discreto Ve lo scrivo sotto voce, ho intenzione di cambiare.
•    Il juke box Per la cronaca sono molto gettonato, cioè ho molte offerte.
•    Fantino Vorrei cambiare attività nonostante sia saldamente in sella al vertice aziendale.
•    Il gambero La mia escalation professionale è in discesa.
•    Il faraone Opero soltanto per obiettivi e aspiro a una carriera piramidale.
•    Ambizioni concrete Desidero tanti soldi, prestigio, e avere una segretaria bella, disponibile e con le tette grosse… 
•    La medaglia a tre facce Ci sono tre facce della medaglia che mi spingono a cambiare lavoro: la prima, la distanza. La seconda: i soldi. La terza: mia moglie che lavora nel mio ufficio e già la sopporto a casa.
•    Pregate La crisi ci ha messo inginocchiati.
•    Voglia di carriera Sono pronta a partire dal primo gradino, ma, se posso essere sincera, me lo risparmierei volentieri.
•    Allora quando? Non sono abituato a mercanteggiare quando si parla di soldi.
•    Pagamento alla consegna  Del colore dei soldi ne parleremo in un eventuale colloquio.
•    Politico Riguardo allo stipendio vorrei definire il quorum.
•    Il riscatto Aspettativa economica: vanno bene soldi anche di piccolo taglio basta che non siano al di sotto dei 40 milioni lordi.

ALTRI INTERESSI

•    Sport inediti Arti marziali e bidi bolding
•    Colf Futting
•    Tiro assegno Tiro con l’arco a livello agonia.

HOBBY E DIVERTIMENTI

•    Faccio il buttafuori in una discoteca brasiliana.
•    Mi piace tanto la musica blus, cul jez, tecno.
•    Sono incline ai rapporti umani, sono stato capo scout.
•    Colleziono targhe di inizio secolo con la scritta “ritirata uomini” e “ritirata donne”.
•    Seguo una dieta magrobiotica.
•    L’interesse prioritario è l’Euro.
•    Raccolgo solo cani bastardati.
•    Picnic in moto col sidecar quando non piove.
•    Sono nella banda come sostituto.
•    Studio il buco nero.
•    Pesca subacquea nei bassifondi dello Ionio.
•    Passeggiare sotto la neve in montagna mi rilassa moltissimo.
•    Faccio tornei di bridge con la Canottiera Olona.

CONCLUSIONI (questa volta) SERIE

Ok, fin qui abbiamo scherzato, però, quando compilerete il vostro Curriculum Vitae, fate attenzione agli svarioni. Non siate eccessivamente modesti e nemmeno troppo spocchiosi, cercate la giusta via di mezzo, cioè siate voi stessi e sarete di sicuro apprezzati. Volete sapere come andò il colloquio che ebbi da giovane neo laureato in ingegneria elettronica con il responsabile delle risorse umane della General Electric Company, una nota multinazionale con sede a Milano? L’uomo, un distinto signore con un viso che sprizzava cordialità da tutti i pori, diede una veloce scorsa al mio (scarno) curriculum, mi guardò in faccia e disse: “Mi parli di lei…”

“Non ho molto da raccontare su di me. – dissi – Mi sono laureato tre mesi fa, quindi non ho esperienze lavorative specifiche. Posso solo dirle che il vostro annuncio sul Corriere della Sera corrisponde in pieno alle mie aspettative. Sono in buona forma fisica e godo ottima salute. Credo siano le condizioni ideali per affrontare quello che potrebbe essere il mio primo impegno in campo lavorativo.”

Bene, una settimana dopo ricevetti la lettera di assunzione dalla General Electric. Ma erano altri tempi…

Nicola

Care amiche e cari amici,

ecco una nuova puntata delle mie avventure! Questa volta vi parlerò un pochino di Marka, il cane che mi è stato regalato dai genitori con la speranza che dimenticassi Marco: poveri illusi! L’otto di maggio è stata la festa della mamma e avrei dovuto festeggiare la mia con un regalo, ma, siccome avevamo appena bisticciato, le ho dato solo due bacini e ho continuato a tenerle il muso. Come mai che con il mio papà bellissimo non ho quasi mai dei problemi? Con lui è molto più  facile andare d’accordo. Evidentemente tra bellissimi ci si capisce al volo…

Baci, baci.

Betta

Striscia 56 - 2015

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Buona settimana!

Betta

Chi segue questo blog con una certa regolarità, sa già che, avendo deciso di dire addio alla scrittura impegnata, quella seria, onerosa, quella che mi spinse in passato a produrre racconti e romanzi passati quasi del tutto inosservati dal pubblico e dalla critica,  da circa un anno non scrivo più niente e sto dedicando le energie che mi restano a cercare motivi di allegria nel mondo che ci circonda. In realtà, visti i tempi orribili che corrono, faccio fatica a trovare argomenti su cui sorridere e far sorridere la gente. Dunque, ancora una volta ho scelto una strada non facile da seguire. Per fortuna, nella mia testa, accanto al pessimismo dei pensieri c’è una vena umoristica/ironica che resiste strenuamente ai colpi e ai contraccolpi della realtà ed è proprio questa che mi salva dal malessere che vedo in giro e che, di tanto in tanto, colpisce anche me. Si tratta, in definitiva, di un Terzo Occhio che vede solo il lato buono/comico della vita e che, da oggi in poi, voglio condividere con gli amici e le amiche che mi vengono a trovare settimanalmente in Rete.

La prima cosa che mi viene in mente adesso è quella di sfatare la cattiva fama che pesa su un certo tipo di donna: la suocera. Lo faccio raccontandovi i pensieri di una gentildonna della buona borghesia milanese che incontra per la prima volta un pretendente della figlia, pensieri che misi su carta una decina di anni fa durante un corso di scrittura creativa.

Suocera Anzi Tempo 

Una suocera “anzi tempo”

Su sollecitazione di mia figlia Chicca, gli avevo dato appuntamento per le quattro del pomeriggio di una domenica di gennaio. Era la prima volta che succedeva e morivo dalla voglia di conoscerlo. Ero incuriosita ma, allo stesso tempo, preoccupata dalle mie reazioni. Un errore che a ogni costo dovevo evitare era di fare la suocera prima ancora di esserlo.
"Mamma, Nicola è solo un caro amico!" aveva sempre sottolineato mia figlia. Il suo comportamento stralunato e sognante delle ultime settimane, però, raccontavano ben altro.
Alle quattro spaccate il giovanotto suonò il campanello.
Un punto a suo favore: mai fare aspettare una signora!
Ad aprire la porta avevo mandato la domestica. Un mio piccolo trucco per dargli il tempo di prendere fiato e riordinare le idee mentre raggiungeva il salotto.
"Piacere di conoscerla" disse.
Una frase di circostanza che pronunciò con un sorriso accattivante e un accenno di deferenza del capo, mentre mi stringeva la mano.
Uhmm, non male… pensai tra me e me.
L’amico della mia figliola indossava un abito scuro di buon taglio che lo slanciava e metteva in evidenza un fisico asciutto e signorile. Non altissimo, aveva però la statura giusta per Chicca.
Già me li vedevo sulla rossa passatoia della Chiesa della Passione. Sì proprio una bella coppia!
Stavo divagando alla grande e questo non era assolutamente il momento. Dopo averlo fatto accomodare in una poltrona di fronte a me, partii con l’interrogatorio.
"Come si trova qui a Milano?" chiesi.
"Spaventato. Bologna al confronto sembra un paesino!"
"A parte le dimensioni della città, come trova i milanesi?"
La mia domanda l’aveva fatto sorridere.
"A dire la verità l’unica persona che conosco qui è Chicca! I miei trenta colleghi del corso di informatica vengono da ogni angolo d’Italia, ma di Milano non ce n’è nemmeno uno! Quando ne scoprirò un altro, le sarò più preciso…"
Spiritoso il ragazzo e che sorriso disarmante! Ora capisco perché sia piaciuto a mia figlia…
Sotto i baffi alla Gengis Khan nascondeva astutamente una dentatura irregolare. A ben vedere, però quei suoi dentoni erano in perfetta sintonia con tutto il resto della faccia. Se fossero stati piccoli e diritti sono sicura che avrebbe perso buona parte della simpatia che gli sprizzava fuori parlando. Per niente imbarazzato dall’essere sotto esame, rispondeva sempre a tono, anzi spesso era lui che tentava di condurre il gioco.
Ah, i giovani d’oggi! Se penso a come era stato formale e ossequioso il mio Mario quando si presentò da mammà…
"Quali sono i suoi progetti futuri?" chiesi.
La domanda incauta mi era scappata troppo presto. Comunque, prima o poi dovevo fargliela.
"Molto dipenderà dall’esito del corso che sto seguendo. Se mi assumeranno e risulterò ben piazzato nella graduatoria di merito, avrò la possibilità di indicare la sede di lavoro che preferisco."
"Sono sicura che lei supererà brillantemente il corso. Ma se già adesso potesse scegliere, per quale città opterebbe?"
"Bologna sarebbe l’ideale. Non perché sarei vicino alla mia famiglia, ma perché Bologna è ancora una città a misura d’uomo e lì ho amicizie che risalgono all’infanzia. Purtroppo nel contratto di assunzione c’è scritto che non si può avere come sede la località di provenienza. Dovrò perciò scegliere un’altra destinazione."
"E cosa ne dice di Milano? La prego, non mi risponda che questa città piace solo a noi milanesi!"
"Ultimamente ho conosciuto una bella signorina di Milano e chissà, forse, potrei anche farmi piacere questa bruttissima città!"
Era poi scoppiato in una risata così coinvolgente che Chicca e io ne fummo contagiate. In pochi minuti e con poche parole il giovanotto aveva riempito la nostra casa di allegria.
Sì, l’amico di mia figlia non era davvero male!
Questo però non mi bastava: dovevo assolutamente scoprire se aveva dei difetti.
"Quindi lei è di origine bolognese?" domandai, giusto per avere una conferma.
"Chicca non gliel’ha detto? Io sono pugliese di famiglia, sono un terrone, come dite voi…"
Nel salotto tutto in stile ‘900, con alle pareti antichi quadri di pittori di scuola fiamminga, ci fu un momento di silenzio imbarazzato. Il giovanotto aveva pronunciato quella frase con estrema serietà. I suoi occhi fissavano i miei con ferma attenzione. Capii che aspettava la mia reazione, qualunque essa fosse. A me non andava di infierire e poi il fidanzato in pectore di mia figlia cominciava veramente a piacermi.
"Beh, nessuno è perfetto! – gli dissi sorridendo apertamente e continuai – Venga, Nicola. Si sieda qui sul divano accanto a me e mi racconti un po’ del suo paese…"

****

Crediti: l’immagine l’ho prelevata da Internet supponendola libera da copyright. Il breve racconto, evidentemente, è un omaggio a mia suocera, una persona a cui ho voluto bene e che ha sempre contraccambiato il mio affetto.

Care amiche e cari amici che seguite le mie avventure, devo dirvi, in tutta sincerità, che da quando ho detto sì a Marco, un compagno di classe bellissimo, la mia vita in casa è un inferno. Tutti, ma soprattutto papà, non l’hanno presa bene. Scusate, ma cosa c’è di male ad avere un filarino? Ormai sono grande e devo farmi le mie esperienze. Anche se, a dire la verità, da Marco ho ben poco da imparare. Purtroppo sono io che devo insegnare a lui l’ABC di tutto…

Betta

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Alla prossima!

Felicità - Lennon

Prendo spunto dal bel pensiero di John Lennon nell’immagine di apertura del post e dal titolo di un noto film spagnolo dell’anno scorso (Stella) per fare qualche breve divagazione sulla vita e per chiedermi e chiedervi:

“E’ possibile oggi vivere facile?”

Rispondo prima io, perché, avendo una certa età (sì, lo so che è un eufemismo per non dire che sono vecchio…) questa domanda non mi assilla più come quando ero giovane e pieno di speranze. Allora inseguivo la felicità, pretendevo la facilità dell’agire, e ci rimanevo male quando, il più delle volte, mi scontravo con la dura realtà dell’esistenza. Però, per mia fortuna, qualche volta le cose giravano nel verso giusto e allora, per qualche tempo, ero felice e vivevo facile. E’ successo quando, da bambino, per tre mesi lasciavo la grande città e partivo per le vacanze in Puglia nella casa di campagna dei nonni, dove mi aspettavano i cugini. Ho fatto salti di gioia e tutto scorreva liscio ogni volta che finiva la scuola e tornavo a casa con la promozione in tasca. Ho brindato, colmo di orgoglio e felicità, quando mi sono laureato e quando, dopo pochi mesi, ho trovato un buon lavoro a Milano, quando mi sono sposato, quando sono nati i miei tre figli, quando sono entrato in pensione e ho potuto dedicarmi alle cose che piacevano a me. Eccetera, eccetera.

Tra una felicità, piccola o grande, e una conseguente facilità di vita, però, ho avuto momenti bui, momenti in cui ho temuto che il mondo mi crollasse addosso, momenti in cui la paura di non riuscire a vedere l’alba di un nuovo giorno era così forte da costringermi a far di tutto pur di non darla vinta alla nera signora con la falce che era in attesa dietro la porta di casa…

Penso, comunque, di avere vissuto una vita uguale o simile a quella di milioni di altri esseri umani che hanno calpestato le strade di questo mondo: una vita con alti e bassi quasi tutti nella norma, con qualche picco positivo o negativo, di tanto in tanto. Oggi, che non nutro più grandi aspettative per il futuro, mi limito ad accontentarmi se la mattina riesco a svegliarmi e sono felice se, dopo un breve rodaggio, sono ancora in grado di essere autosufficiente e posso dedicarmi, grazie anche alla pazienza di mia moglie, alle attività che mi danno un minimo di soddisfazione. In altre parole, per quanto riguarda il mio microcosmo, posso dire di stare vivendo una vita abbastanza facile.

Guardandomi in giro, però, ho come la sensazione di sbagliare. Con il mio pensare soltanto a me stesso, disinteressandomi (o interessandomi poco) di ciò che avviene fuori casa, è come se vivessi a occhi chiusi l’autunno della mia esistenza. Perché li tengo chiusi? Perché il mondo nel 2016 non mi piace, perché mi schifa la politica politicante di questi anni: il modo odierno di governare la cosa pubblica da parte dei vari partiti (nessuno escluso) mi ha disgustato in un recente passato e mi disgusta ancora di più adesso. Se guardassi davvero intorno a me, dovrei andare sulle barricate per difendere il futuro dei miei figli e dei giovani in generale. Ma sono troppo vecchio e stanco per combattere contro mostri che mi mangerebbero in un sol boccone. Non so se la mia sia indolenza, ignavia o solo convinzione che protestare oggi non porti a nulla: quel che è certo è che, se aprissi davvero gli occhi, ci sarebbe ben poco da ridere.

Questo è quanto. Ora tocca a voi fare le vostre riflessioni.

Nicola

La vita è facile ad occhi chiusi

Stella Il titolo del film spagnolo uscito in Italia nel 2015 è Vivir es facil con los ojos cerrados (Vivere la vita ad occhi chiusi) di David Trueba con Javier Càmara, Natalia Molina e Francesco Colomer. A me il film è piaciuto moltissimo e, se avete occasione, andatelo a vedere, vi divertirete e vi commuoverete. Dal sito MYmovies.it copio la trama e la recensione:

“1966. Antonio insegna inglese in una scuola retta da religiosi. Per favorire l’apprendimento dei suoi giovani studenti (e anche perché è un fan dei Beatles) utilizza le canzoni dei Fab Four per invogliarli a studiare la lingua e a tradurre. Quando viene a sapere che John Lennon si trova in Almeria per girare un film, decide di cercare di incontrarlo perché le sue canzoni che ha ascoltato alla radio e che lui stesso ha provato a tradurre hanno dei versi che gli suscitano delle perplessità. John, di sicuro, sarà in grado di dirgli se ha commesso errori nelle traduzioni. Lungo la strada il professore incontra due giovani autostoppisti. Prima si imbatte in Belen, una ragazza incinta che è scappata dall’istituto in cui era stata rinchiusa e poi in Juanjo, un sedicenne che si è allontanato dall’abitazione in cui vive con i genitori e con cinque fratelli perché non sopporta più la rigidità educativa del padre poliziotto. Sarà insieme a loro che il professor Antonio cercherà di coronare il suo sogno di incontrare John Lennon.

Per questo film che ha collezionato ben 6 Premi Goya (che costituiscono l’equivalente iberico dei David di Donatello), il regista David Trueba, che all’epoca non era ancora nato, si è ispirato alla storia vera del professore di inglese Juan Carrión che incontrò John Lennon sul set del film di Richard Lester Come ho vinto la guerra e al quale chiese chiarimenti sui testi delle canzoni. Dopo quell’incontro (e forse grazie ad esso) gli LP realizzati dai Beatles riportarono sempre i testi delle loro canzoni. Trueba, coadiuvato dalle ottime prestazioni dei suoi interpreti, ricostruisce con grande tenerezza quella situazione, mostrando tre solitudini di età diversa che sono alla ricerca non solo di John Lennon ma anche (e soprattutto) del senso della loro esistenza. Un’esistenza che è costretta a tentare di tracciare nuove strade sotto la cappa soffocante del franchismo.

La strofa, inclusa nella canzone dei Beatles "Strawberry Fields Forever" (Life is easy with eyes closed), rappresenta perfettamente la condizione esistenziale in cui la dittatura aveva costretto gli spagnoli. Era molto meglio non vedere (o, peggio ancora, fingere di non vedere) gli schiaffi dati agli allievi a scuola o le cariche della polizia al minimo tentativo di manifestazione popolare, fare cioè quello che avevano dovuto fare anche i venerati Beatles quando avevano suonato dinanzi al Caudillo Francisco Franco.

Senza mai perdere il senso della misura, senza mai gridare ma con un solido senso della dignità e con una semplicità che ne connota le azioni, il professor Antonio offre una lezione di civismo e di civiltà ai due ragazzi, non limitandosi però solo a insegnare ma anche offrendogli la sua disponibilità all’ascolto. Rivelandogli solo alla fine il segreto di quale sia il soprannome che i suoi allievi hanno affibbiato a un docente che ha insegnato loro che qualche volta nella vita è necessario chiedere Help!”.

Alla prossima!

Crediti: le due immagini che corredano il post le ho scaricate da Internet, supponendo che siano libere da copyright.

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Keep attention, people, oggi si parla d’amore!

A mio parere, sbaglia chi dice che l’amore ha sempre fretta, che tutto, in amore, deve essere consumato subito.
Quando nei film/nella realtà vedo un uomo e una donna che corrono in casa o in albergo baciandosi e spogliandosi a vicenda per consumare immediatamente la grande passione che li avvince, state sicuri che, qualche tempo dopo, i due si lasceranno tirandosi i piatti dietro e pronunciando cattive parole.
Non sempre accade così, ovvio, perché nulla in ambito sentimentale è catalogabile a priori, salvo, forse, il pensiero che la grande passione amorosa si spegne rapidamente, mentre l’amore (quello vero e profondo) può persino durare tutta la vita.
Sono in molti a dire che sapere aspettare il momento giusto è la formula vincente per creare le basi di un amore duraturo e anch’io credo a ‘sta cosa. Ma qual è il momento giusto, care amiche e amici, in grado di ottenere lo splendido risultato di cui sopra? Qui, purtroppo, casca l’asino, cioè io.
Non sono un esperto di arte amatoria e non ho nessuna dritta da segnalarvi per far sì che l’amore per il vostro partner/la vostra partner viva in eterno, ciò che, con questo breve post, volevo sottolineare è di non dare retta ai vari guru che cercano d’intortarvi con le loro formulette magiche, ma di cercare da soli il modo migliore per tenervi stretto per sempre l’uomo/la donna che vi siete scelti, usando quei pochissimi attrezzi che tutti possediamo:

•    L’intelligenza (cioè capire che nessuno a questo mondo è perfetto)
•    La pazienza (cioè mettersi ogni volta nei panni dell’altro/altra)
•    Il perdono (cioè dare una seconda possibilità a chi ha sbagliato)

Solo così agendo è quasi sicuro che nella prossima puntata la donna/l’uomo della vostra vita ci sarà ancora.
Termino il post odierno con alcuni pensieri e considerazioni sull’amore che frullano nella testa del Signor Giacomo, un ometto simpatico che ha sempre avuto qualche problemino con le donne:

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Arrivederci alla prossima puntata.

Nicola

P.S. La bellissima immagine del bradipo l’ho scovata su Internet. Allo sconosciuto autore va tutto il merito.

Prima di iniziare il post odierno, rielaboro per voi una mail inviatami da una cara amica a cui avevo scritto di avere letto Fama tardiva di Arthur Schnitzler e di esserne stato colpito profondamente.

Fama Tardiva

“Ciò che mi hai accennato sul libro di Schnitzler, mi ha entusiasmato: me lo voglio procurare in tedesco! Deve essere stupendo. Da quel che ricordo, questo autore viennese era molto psico-orientato per cui… senz’altro deve essere riuscito ad andare veramente a fondo sull’eterna questione fama o non fama che assilla ogni scrittore che si rispetti. Quante volte abbiamo discusso questo problema io e te? Ricordo che hai sempre fatto orecchio da mercante quando ho cercato di farti capire quanto fosse sbagliata la tua ossessione per il successo letterario. Se leggendo Fama tardiva hai finalmente preso di petto questo annoso problema, tanto di cappello al libro di Schnitzler! Vuoi conoscere qualche mio pensiero al riguardo?

snoopy-scrittore-piagnone

Secondo me tu non hai mai smesso di domandarti: “Ma IO il talento ce l’ho o non ce l’ho?” e così il tuo scrivere che era sciolto quando non pensavi di diventare uno scrittore famoso (mi riferisco a Ossi di pollo, la tua prima opera) si è incriccato quando hai tentato di salire la scalinata verso gli allori. Sbaglio a dire questo? Comunque sia, non hai ancora digerito il mancato riconoscimento delle tue capacità, e questo non ti ha dato e non ti dà la serenità che occorre per affrontare altre prove letterarie. A me è capitata la stessa cosa, temo.

Anch’io ho sognato di diventare famosa e ci sono cascata in pieno nella trappola dell’EGO e, se può farti piacere saperlo, ci cascano un po’ tutti: mio padre arriva perfino a citarsi!!!!
Non c’è ragione di deprimersi: anche in altri ambiti della vita si sente la frase “Povero diavolo…” rivolta a qualcuno che si sopravvaluta. Pensi che, scrittura a parte, io non mi renda conto di quali sono i veri sentimenti degli altri nei miei confronti? Capisco molto bene persino come mi valutano. Sai quante volte ho sentito qualcosa che suonava come “Povera diavola…” mentre ero sul palco a raccogliere degli onori che non avevo cercato ma che mi erano stati insistentemente offerti, come se mi spettassero di diritto, riuscendo a convincermi di meritarli? Beh, guarda, grazie a Schnitzler, ora entrambi conosciamo la verità vera: Nessuno – intendo proprio nessuno – merita né gli onori né la compassione. È questo il trucco da applicare a se stessi e agli altri, alternativamente.

Dovrai fartene una ragione, come ho fatto io: sappi che non è difficile. La serenità è proprio dietro l’angolo. Dopo avere toccato il fondo ed essermi scontrata con l’iceberg della realtà, io ho imparato ad accettare gli altri, le loro opinioni anche se non hanno nulla a che spartire con le mie. Mille volte avrei voluto che il mondo avesse letto e apprezzato i miei scritti perché così mi sarei sentita amata e riverita anch’io, tra l’altro senza aver nemmeno il retro pensiero vagamente altruista: “Chissà se agli altri piace quello che racconto?” ma avendo in testa soltanto quello totalmente auto-centrato: “Spero di non aver commesso errori nella consecutio temporum, perché IO non posso sbagliare”. Per quel che mi riguarda, tutto questo disagio io l’ho superato. Ora è il tuo turno.

Mi dispiace tantissimo che tu stia male: per sollevarti il morale ci vorrebbe una battuta ma io non ho il tuo sense of humour e poi oggi sono troppo stanca. Un solo consiglio: perché non fai una recensione del libro di Schnitzler, una di quelle tue divertenti, ironiche e profonde?”. Poi, eventualmente, ne riparliamo…

Snoopy scrittore

Provo a seguire il consiglio della mia amica: oggi sono dell’umore giusto per abbozzare un post dal sapore ironico…

Quest’anno, a Natale, ho ricevuto pochissimi regali, però erano tutti importanti: tra questi, quello che ho apprezzato di più è stato un libro intitolato Fama tardiva di Arthur Schnitzler (sottotitolo: Storia di un vecchio poeta) edito da Guanda. 
Sapendo che in passato ho scritto un certo numero di romanzi, evidentemente chi me l’ha donato intendeva spingermi a scriverne altri, augurandomi, al contempo, una futura quanto meritata gloria letteraria, ancorché tardiva. In realtà quel breve testo di Arthur Schnitzler, medico, scrittore, drammaturgo, nato a Vienna nel 1862 e ivi morto nel 1931 è tutt’altro che di auspicio a far riprendere in mano la penna a chi, da tempo, l’ha riposta in un cassetto, non avendo mai ricevuto un qualche riconoscimento pubblico del proprio talento. Ciò affermato, e questo è il grande valore del regalo ricevuto, Fama tardiva mi ha costretto a riflettere seriamente sulle mie passioni e sulle mie speranze attuali o pregresse. Vediamo come e perché…

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Fama tardiva parla di Saxberger, un vecchio signore che in gioventù (circa trent’anni prima) aveva pubblicato un libro di poesie intitolato Passeggiate, passato del tutto inosservato dalla critica e dai lettori. Costui, visti gli scarsi risultati della sua fatica e mostrando un notevole acume, aveva prontamente abbandonato la scrittura poetica e aveva cercato e trovato lavoro come impiegato di concetto in una ditta poco distante da casa e lì stava conducendo un’onesta, serena, quanto anonima carriera.

Snoopy scrittore di pancia
Un certo giorno (la vicenda si svolge a Vienna verso la fine del 1800) un giovane aspirante poeta di nome Wolfgang Meier trova su una bancarella il libro di poesie Passeggiate, lo acquista e, dopo avergli dato una veloce scorsa, rimane folgorato dalla bravura di Saxberger. L’intraprendente giovane, allora, si mette alla ricerca dell’autore del libro e, una volta incontratolo, comincia a elogiare le sue poesie chiamandolo con enfasi maestro, insomma lo ossequia così tanto che Saxberger, dopo un’iniziale perplessità, (da tempo il vecchio poeta aveva metabolizzato che se non aveva avuto successo in gioventù significava che la sua opera valeva ben poco) comincia a pensare di essere stato trattato ingiustamente dalla critica e dai lettori e accetta di entrare a far parte di un circolo di giovani artisti (poeti, commediografi, critici) che tentano di svecchiare l’ambiente letterario viennese, da sempre restio a dare credito alle nuove generazioni di letterati.

Il circolo, che si riunisce giornalmente in un bar molto frequentato, accoglie con grande entusiasmo e riverenza Saxberger, convinto che chi, da giovane, era stato in grado di creare Passeggiate avrebbe potuto sicuramente dare lustro a una congrega di artisti alle prime armi. In un primo momento Saxberger pensa che tutti lo stiano prendendo in giro, ma i continui apprezzamenti sulla sua unica e misconosciuta raccolta di poesie sono tanti e tali che lui stesso si convince di essere davvero un maestro dell’arte poetica a cui era stata ingiustamente negata la fama che si meritava. La presenza del vecchio poeta induce i frequentatori del circolo a preparare un evento letterario in cui declamare pubblicamente alcune loro composizioni poetiche o narrative, sicuri che la notizia, fatta circolare sulla stampa locale, che allo spettacolo sarà presente colui che aveva scritto un’opera fondamentale come Passeggiate, avrebbe avvantaggiato anche loro. Il gruppo chiede con insistenza a Saxberger di scrivere nuove poesie da leggere in occasione dell’evento programmato per la fine del mese successivo, dove sarebbe intervenuta una nota attrice di teatro a leggere, da par suo, sia i componimenti dei giovani autori sia le nuove poesie del maestro. Saxberger ci si mette d’impegno, prova e riprova, ma non riesce a produrre niente di nuovo: ormai è troppo arrugginito e l’ispirazione non gli arriva nemmeno andando a passeggiare nei luoghi dove erano scaturite le sue belle poesie giovanili. Il circolo non si perde d’animo e, per andare sul sicuro, decide di far declamare all’attrice alcune delle poesie tratte da Passeggiate.

A questo punto, Saxberger si è talmente ringalluzzito da comportarsi come se fosse effettivamente un grande poeta e quindi ascolta con una certa sufficienza, ma senza criticarli con la franchezza che meriterebbero, i modesti componimenti dei giovani autori appartenenti al circolo.
Arriva, finalmente, il giorno dell’evento letterario con spettatori paganti e con la presenza anche di alcuni giornalisti. Dietro le quinte i vari autori che si presenteranno sul palco sono, ovviamente, nervosi, ma il più nervoso di tutti è il vecchio poeta, anche se, dentro di sé, è convinto che sarà lui a ricevere gli applausi più scroscianti. La manifestazione, a sentire il calore degli applausi, sembra procedere bene. Quando l’attrice termina di leggere le poesie di Saxberger, gli applausi che lui riceve, presentandosi sul palco, sono pari a quelli di tutti gli altri autori che l’hanno preceduto, però, allo scemare del battimani, una voce sommessa, proveniente da chissà dove, pronuncia, rivolta chiaramente a lui, le parole: “Povero diavolo…”.
È un vero colpo al cuore per Saxberger che si aspettava, finalmente, il dovuto riconoscimento del suo grande talento poetico! La dura realtà dei fatti raccontava, invece, che tutti i partecipanti avevano ricevuto lo stesso plauso da parte del pubblico, ma solo a lui era stato rivolto quell’odioso commento…

Il giorno dopo sui quotidiani locali più in voga si parla poco di quell’evento letterario. Solo qualche striminzito trafiletto nelle pagine di cronaca più interne. In un’importante quotidiano letterario, invece, c’è una recensione negativa in cui venivano ironizzate tutte le performances dei giovani poeti e, in più, c’era una sottolineatura del fatto che uno di questi “giovani” fosse parecchio attempato… In un altro giornale a bassa tiratura, infine, c’è una recensione blandamente positiva, rivelatasi in seguito pilotata da Meier (proprio colui che aveva acquistato Passeggiate su una bancarella) in cui il recensore tesseva lodi equanimemente rivolte a tutti, aggiungendo, però, di attendersi a breve un miglioramento effettivo delle loro prossime prove d’autore.
Una brutta batosta per l’intero gruppo, ma soprattutto una nuova sberla in faccia a Saxberger.

Costui, allora, abbandona in silenzio il circolo che tanto lo aveva osannato e se ne torna mesto mesto a casa. Lo segue soltanto il più giovane del gruppo, quello che tutti prendevano bonariamente in giro a causa delle sue composizioni ancora troppo immature. Il ragazzo chiede al vecchio poeta il favore di leggere le sue poesie per avere da lui un parere da esperto. In cambio di questo favore lui promette di leggere il suo tanto osannato Passeggiate
Così, come ultimo e definitivo smacco, Saxberger, già depresso per quanto era successo durante l’evento letterario, viene a sapere che il ragazzino e tutti gli altri componenti del circolo di giovani artisti, pur lodandolo a gran voce, non avevano mai letto nessuna delle sue poesie contenute in Passeggiate.

snoopy scrittore pieno di sé 

Scusatemi, care amiche/amici, se mi sono dilungato tanto a raccontarvi la trama di Fama tardiva, togliendovi così il gusto di acquistare e leggere quest’ottimo e sottilmente ironico libro, ma l’ho fatto di proposito perché questo testo di Arthur Schnitzler mi ha davvero illuminato. Infatti, con qualche piccolo ritocco e pensando al mio vissuto di questi ultimi anni, la vicenda del vecchio poeta mi ha fatto venire in mente il gruppo di amici che, insieme a me, aveva partecipato a un paio di corsi di scrittura creativa e che sperava tanto nel successo letterario. Mi ha ricordato la fragile amicizia che si era instaurata tra di noi e la sottile invidia che permeava dentro di me (e penso anche negli altri) quando uno del gruppo otteneva un qualsivoglia modesto riconoscimento. Arthur Schnitzler con la sua scrittura ironica e modernissima mi ha edotto sull’inutilità di insistere nella scrittura credendo di avere qualcosa di eccelso da dire, correndo il rischio di sentirsi dire da qualcuno di avere scritto unicamente delle banalità. In verità, a differenza di Saxberger, finora nessuno, facendo in modo che io lo sentissi, mi ha dato del povero diavolo, però chissà quanti, dietro le mie spalle, avranno alzato il sopracciglio sfogliando i miei libri e decidendo così di non acquistarli e leggerli!

Fama tardiva mi ha fatto intendere di avere speso gran parte del mio tempo libero a produrre opere ammirate smodatamente solo da parenti e amici compiacenti, ma quasi del tutto ignorate dal grande pubblico e che, proprio per questo, è arrivata l’ora di cestinare i tanti sogni di gloria che mi rovinavano la vita.
Mi ha fatto sorridere, soprattutto, il pensiero che il libro di Schnitzler sia stato volontariamente scelto da qualcuno per farmi, fidandosi del titolo, un gradito regalo, quando invece, di primo acchito, leggerlo è stato come ricevere un bel pugno nello stomaco. A bocca aperta

Fortunatamente il malumore è durato solo qualche giorno e non sono caduto nel triste vortice della depressione, anzi, quel libro mi ha donato una salutare consapevolezza delle mie effettive capacità e questa, unita al mio noto sense of humour, mi ha aiutato a sgombrare in tutta fretta dalla testa anche l’idea alquanto pellegrina di considerarmi un romanziere ingiustamente valutato da critici e lettori.

Ovvio che non rinnego i libri che ho scritto in passato, tutt’altro, ma, da oggi in poi, al pari di Saxberger, li guarderò con l’occhio benevolo e maturo di chi sa che tutto ciò che si realizza con passione e sforzo mentale ha un valore intrinseco che può tranquillamente prescindere da critiche negative o riconoscimenti a cinque stelle provenienti da chicchessia.

Nicola

L'arte della poesia

Crediti: un sentito grazie a Charles M. Schulz per le esilaranti strisce di Snoopy e un ringraziamento va anche all’autore della splendida immagine qui sopra che descrive l’arte della poesia e dello scrivere in generale.

Per quei pochi amici che non conoscono il latino e, per introdurvi subito nell’esprit lieve del post odierno, questa potrebbe essere la traduzione del titolo: Tota erras via = Non ne imbrocchi mai una.

Per evitare equivoci, la persona che non ne ha mai azzeccata una in vita sua sono io. Vogliamo brevemente approfondire questo discorso?

A detta di molti ero nato con il numero necessario e (forse) sufficiente di neuroni per poter studiare e riuscire facilmente a laurearmi nei dovuti tempi. Ma qual è stata la facoltà universitaria che scelsi alla fine del liceo scientifico? Optai per Ingegneria Elettronica, cioè una branchia scientifica, quando in realtà io amavo tantissimo leggere e scrivere, dal momento che, più che divertirmi con i numeri, la mia mente viaggiava spesso e volentieri nel variegato mondo della fantasia.

Errare Umanum Est

Dopo una lunga, onesta, quanto anonima carriera in un mondo lavorativo dove è  importante saper usare più le mani che il cervello (o al più, dove il cervello è usato in massima parte per guidare le mani e le gambe), una volta entrato in pensione, ho creduto di potermi finalmente dedicare, anima e corpo, a quella che supponevo fosse la mia vera attitudine, cioè affrontare con gioia e intima soddisfazione il mondo letterario. Per mia libera scelta ho speso un certo numero di anni della terza età scrivendo libri che avrebbero dovuto regalarmi – in vecchiaia – quella fama che mi era stata negata in gioventù per colpa di un’errata valutazione delle mie effettive capacità mentali.

Niente di più sbagliato.

La tanto agognata fama letteraria non è arrivata, così, dopo alcune cocenti delusioni, ho scoperto che, in realtà, avevo avuto maggiori soddisfazioni a praticare l’ingegneria piuttosto che passando le mie senili giornate a scrivere libri che, pur avendo un certo intrinseco valore, ben pochi avrebbero mai letto. Ciò significa che, ancora una volta, non ne avevo imbroccato una, pur conoscendo a memoria le geniali dritte di quest’antico volume che troneggia nella mia biblioteca:

Infallibilità

Un altro grosso errore della mia vita è stato l’avere creduto (e sostenuto) di essere un fine psicologo, cioè un uomo in grado di capire immediatamente la personalità della gente con cui entravo in contatto e di intuirne, in anticipo, mosse e contromosse. In realtà quelle persone agivano in un modo  – quasi sempre – diverso da come avevo supposto io.

Cioè anche in questo caso ho sbagliato tutto.

Alla mia età, non essendo possibile tornare indietro, è arrivato il momento di dare un’ultima chance a me stesso. Dal 2016 in poi intendo passare il tempo che mi resta godendomi la vita senza pensare più in grande, affrontando in allegria qualsiasi iniziativa che la mia feconda mente voglia, da oggi in poi, escogitare. Sbagliato o giusto, sciocco o intelligente ciò che farò in futuro, da parte mia non ci saranno recriminazioni o pentimenti. Ci riuscirò a comportarmi con così tanta libertà di pensiero?

Beh, comunque provarci non costa nulla.

Termino questo mio pistolotto d’inizio d’anno raccontandovi cosa è successo mentre festeggiavo con amici di vecchia data l’arrivo del 2016: ai primi fragorosi petardi scoppiati allo scoccare della mezzanotte, il cane di una mia simpatica ospite ha fatto un’enorme cacca nell’ingresso del mio appartamento.

Quanto è accaduto significa che nel 2016 avrò grande fortuna o, al contrario, sarà un anno di m… ?

Visto che finora sono stato uno che tota erras via… non mi azzardo a fare previsioni. Vada come vada, vi chiedo una gentilezza:

Non dare consigli1

A spingermi a questo importante cambio di vita è stato un fantastico pensiero di Confucio: “Quando incontrerai qualcuno persuaso di sapere tutto e di essere in grado di fare tutto, non potrai sbagliare: costui è un imbecille.”  Sorriso A bocca aperta Occhiolino

Buon e allegro 2016 a tutti!

Nicola