Cari amici,

contrariamente a quanto avevo scritto nel mio ultimo blog di tanti anni fa, oggi ho di nuovo tirato fuori dal cassetto la penna per urlare il mio sconcerto riguardo a quanto di brutto sta avvenendo nel mondo. Guerre e femminicidi sono all’ordine del giorno: uomini contro altri uomini e uomini contro le donne. Possibile che nel 2023 ci siano ancora guerre tra popolazioni civili? Possibile che nel 2023 ci siano ancora degli uomini che uccidono le donne di cui erano innamorati?

Io non sono nessuno e la mia voce nulla può per fermare le guerre, invece qualcosa posso dire per cercare di fare ragionare chi ha in mente di togliere la vita alla persona con cui ha convissuto e che, per una o mille ragioni, da questa persona è stato abbandonato.

Nessuna ragione può essere sufficiente per togliere la vita a qualcun altro e ancor di più deve essere impensabile quando tra due persone c’è stato di mezzo l’amore.

La sola cosa che ho potuto fare con le mie modeste forze è stato quello di raccontare una mia esperienza sentimentale giovanile finita male e di dire come io ho potuto e saputo superare il dolore dell’abbandono.

Natale 2023

Il mio racconto lo potete scaricare da Amazon a pochi euro.

Buone Feste a tutti.

Nicola

Io e gli altri

Immagine tratta da Internet

Tempo fa, cazzeggiando su Internet, intercettai un articolo di una simpatica quanto intelligente webnauta (@celeste.s) in cui discettava su due sue opinioni trasformate poi in affermazioni assiomatiche:

1) In Rete tacere equivale a scomparire.

2) In Rete il silenzio è il lusso delle persone arrivate.

A mio parere, è verissimo l’assioma numero 1): infatti se non sei sempre presente in Rete tramite post giornalieri/settimanali sul tuo blog, se non indichi ogni giorno il tuo stato fisico e mentale su Facebook, se non scrivi a piè sospinto messaggini idioti/intelligenti su Twitter, nel giro di pochissimo tempo nessuno si ricorderà più di te. I tuoi followers se ne andranno per sempre e tu scomparirai dal mondo virtuale.

Sull’affermazione numero 2) concordo solo a metà. Io aggiungerei questa postilla: il silenzio è anche appannaggio di chi non ha più nulla da dire o raccontare.

Avere poco o niente da raccontare è proprio ciò che sta succedendo a me in queste fredde e piovose giornate di febbraio 2017…

Eppure in giro (sulla carta stampata e nel Web) ci sono persone che, pur non avendo nulla da dire/raccontare, …agiscono diversamente**:

Blocco dello scrittore

Qualcuno è interessato a conoscere perché, trovandomi in queste condizioni, ho deciso di abbandonare WordPress, la piattaforma su cui dal 2011 racconto il mio vissuto?

Il fatto è che si è esaurita del tutto la mia vena letteraria/ironica, quella vena che, tanti anni fa, mi aveva spinto a prendere in mano carta e penna pensando, scioccamente, che potessero interessare le mie esperienze di vita – sia reali sia virtuali – che, nel tempo, avevo trasferito in romanzi, in fumetti umoristici e in un blog sia su questa piattaforma sia su altri social.

Per un lungo periodo, in effetti, è stato così. Qualcuno (pochi o tanti non importa) apprezzava abbastanza ciò che mettevo sulla carta o pubblicavo sul Web e questo mi dava il morale (la spinta giusta) per continuare a produrre elaborati scritti o disegnati. Ultimamente, però, la situazione è cambiata, i miei post non hanno più il mordente di prima e, piano piano, ho perso gran parte dei miei lettori. Guardandomi in giro ho notato che, al pari di me, anche altri noti  blogger sono in difficoltà di ascolto. Lo stesso dicasi per moltissimi scrittori (sia quelli pubblicati da prestigiose case editrici sia quelli che si pubblicano da sé). I loro libri, sfornati al ritmo di uno all’anno, rimangono tristemente invenduti sugli scaffali delle librerie territoriali o virtuali.

Le ragioni di un simile andamento negativo sono mille.

La più importante di queste è la disastrosa situazione economica di questi anni che, di certo, non ha aiutato e non aiuta la fantasia a volare alta. Un’altra ragione è che si pubblicano troppi libri, quasi tutti scadenti. Infine, pur supponendo che esistano testi di valore, a leggerli sono comunque in pochissimi.

Dunque, perché scervellarsi e insistere a pubblicare/postare se i lettori latitano?

Anche la stampa generalista/politica sta messa male. Vi sembra intelligente continuare a mantenere in vita dei quotidiani che vendono solo dieci copie, accumulando di giorno in giorno perdite milionarie?

L’aria che tira invita a piantarla lì, e così, per evitare il rischio di insistere ad annoiare, a partire da oggi, chiudo bottega, regalando questo mio spazio virtuale a chi ha idee ed esperienze nuove da mettere in campo con passione e maestria.

La mia non breve stagione di scrittore/blogger – dunque – termina con quest’articolo.

Lascio, però, in Rete, a disposizione di tutti, i miei 230 lunghi post, 86 video-reportage su YouTube, 3 romanzi, 1 libro di racconti, 2 libri a fumetti.

Colgo anche l’occasione per comunicarvi, con 5 giorni di anticipo, l’assai probabile piazzamento di un mio libro come finalino di coda del concorso letterario su Kobo di cui vi ho parlato ampiamente (con scarsissima audience) qualche settimana fa. Ormai è chiaro che il romanzo Io e Agata non vincerà, ma, fortunatamente non arriverà proprio ultimo, grazie alla buona volontà di otto o nove amici reali e di tre o quattro blogger, amici virtuali, che l’hanno votato lasciando due righe di commento, regalandomi così un piccolo e insperato ritorno di visibilità. Sicuramente sarei arrivato tra i primi se quasi tutti i miei 530 followers non fossero stati in altre ben più importanti faccende affaccendati. Visto che non è andata come speravo, faccio buon viso a cattiva sorte e, serenamente, mi accontento di ciò che ho ricevuto.

Per terminare in bellezza quindici anni da scrittore non professionista e sei anni di permanenza su WordPress, vi presento due aforismi che si legano alla perfezione con il mio attuale umore. Il primo è del Signor Giacomo, mio alter ego:

“La vanità è quel treno fantasma che ti fa credere di essere arrivato quando, in realtà, non sei mai partito.”

Il secondo aforisma* appartiene all’immortale Oscar Wilde:

“L’unico fascino del passato è che è passato”.

E io aggiungo, “sul fascino del futuro chi può pronunciarsi?”.

Anche al Signor Giacomo, in questo momento, le cose vanno abbastanza storte…

FioriDiPlastica

Buona vita a tutti e un grazie di cuore a chi, in questi anni, mi ha donato un po’ del proprio tempo!

Nicola Losito

* Citazione tratta da un articolo di Paolo Conti su Io Donna (supplemento del Corriere della Sera) del 4 febbraio 2017.

** Il fumetto a colori è di G. B. Trudeau, edito in Italia dalla rivista mensile Linus.

Siracusa 3 giugno 2016, venerdì.

Il programma odierno prevede una gita a Catania, visita della città, pranzo da una sorella di Teresa, una veloce puntata nei dintorni per ammirare la Riviera dei Ciclopi con i suoi scenografici isolotti. Per realizzare il tutto, visto che c’è da coprire solo una distanza di una settantina di chilometri, ce la prendiamo comoda. La giornata è splendida. Ci accompagnerà un sole caldo ma per nulla fastidioso.

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Catania e l’Etna

Verso le dieci del mattino siamo a Catania, parcheggiamo (a fatica) l’auto in vicinanza della Piazza Stesicoro e cominciamo l’esplorazione della città:

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Piazza Stesicoro

Il primo impatto è magnifico. La piazza Stesicoro mostra da una parte il monumento a Vincenzo Bellini e dall’altra la Chiesa di San Biagio, le rovine dell’Anfiteatro Romano e, a sinistra nella foto, l’imponente settecentesco Palazzo Tezzano.

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Palazzo Tezzano

L’edificio è di forma quadrangolare con cortile interno che la costruzione contorna formando una "U" con l’interruzione a nord. Vi si accede dalla piazza Stesicoro attraverso un ampio portone, posto al centro del prospetto principale. Il tetto è impreziosito da un balcone monumentale sopra al quale torreggia un orologio. Il prospetto è simmetrico ed è diviso nel senso dell’altezza da false colonne in pietra chiara che, contrastando con il tono grigio basalto dell’intonacatura, creano una suddivisione in cinque unità architettoniche per lato. In passato questo palazzo ha ospitato l’Ospedale San Marco, il Tribunale di Catania e altri uffici pubblici, mentre attualmente è sede dell’Archivio Ceramografico dell’Università degli Studi  e ospita la Scuola Media "L. Capuana".

L’anfiteatro Romano che si vede in piazza Stesicoro è un piccolo frammento di quello più grande situato tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. Il suo aspetto attuale risale al II secolo ed è stato portato alla luce a partire dalla fine del XIX secolo:

Catania - Teatro Romano

Anfiteatro Romano

Lasciata piazza Stesicoro ci avviamo verso il centro storico di Catania. Durante il tragitto lungo la panoramica e trafficatissima Via Etnea:

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Via Etnea

incontriamo la Basilica della Collegiata:

Catania - basilica della Colleggiata

Basilica della Collegiata

La facciata campanile (tipica della tradizione siciliana) è su due ordini. Nel primo ci sono sei colonne in pietra, sormontate da una balaustra. Nel secondo ordine c’è un finestrone centrale e, ai lati, quattro grandi statue di San Pietro, San Paolo, Sant’Agata e Santa Apollonia. Sul secondo ordine un elemento centrale ospita le campane. Si accede alla chiesa mediante una grande scalinata, sulla quale, a delimitare il sagrato, è posta una cancellata in ferro battuto. Al suo interno i bellissimi affreschi di Giuseppe Sciuti:

Camminando sempre sulla Via Etnea raggiungiamo il famoso centro storico di Catania, riconosciuto patrimonio dell’umanità dall’Unesco per la magnificenza delle due grandi piazze che si susseguono una all’altra, lasciando senza fiato i turisti. C’è una nota canzone siciliana il cui ritornello dice, tra l’altro: Lassa tutte cose e veni ‘cca… (la potete  ascoltare nel filmato) per esaltare le bellezze della Sicilia e che ben si addice alle due piazze che stiamo per vedere.

La prima che s’incontra è Piazza dell’Università. Da un lato si ha questa vista:

Università degli Studi a sinistra nella foto

Dall’altro, invece:

Palazzo dell’Università (Rettorato) a sinistra nella foto

Ma non sono solo le facciate di questi due importanti palazzi che rendono magnifica la piazza. Potete ammirare anche i loro bellissimi interni visionando il mio filmato. Proseguendo il cammino si arriva in Piazza del Duomo:

Piazza del Duomo

In questa vista dall’alto si nota l’ampiezza della piazza con la centrale Fontana dell’Elefante. Andando nel particolare, a colpire la vista è il Duomo (Cattedrale di Sant’Agata): 

e il Palazzo dei Chierici:

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la Fontana dell’Amenano:

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il Mercato del pesce:

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e, infine, la Porta Uzeda:

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Lasciato il centro storico, raggiungiamo Piazza Vincenzo Bellini con l’imponente Teatro Massimo:

Teatro Massimo Vincenzo Bellini

e con il Palazzo delle Finanze:

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Arriva così l’ora di pranzo. In tutta fretta torniamo sui nostri passi per recarci da Mirella, una delle sorelle di Teresa, che ci ha preparato una tavola imbandita di specialità catanesi nel suo appartamento all’ultimo piano di un prestigioso palazzo da cui si gode un panorama grandioso della città e, in lontananza, dell’Etna. (Vedi filmato)

Dopo il sontuoso pranzo e un riposino di un’oretta, Mirella ci porta, percorrendo alcuni chilometri nei dintorni della città, sulla Riviera dei Ciclopi. Qui ci attendono un mare azzurro spettacolare, la vista degli isolotti del Ciclope e dei bagnanti in acqua anche se siamo appena all’inizio di giugno…

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In questa deliziosa località di mare finisce la nostra gita a Catania e dintorni. Riprendiamo l’auto e torniamo a Siracusa. L’indomani è il giorno della partenza per Milano.

Chi desidera visionare su YouTube il filmato della giornata, basta che clicchi sull’immagine sottostante:

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°°°

Siracusa 4 giugno 2016, sabato.

Oggi è il giorno della partenza per Milano. Si torna a casa.

La nostra prima vacanza in Sicilia è giunta al termine. Non ci resta che ringraziare caldamente Teresa e Peppino, i nostri deliziosi anfitrioni, e iniziare a preparare le valige. Finita questa incombenza, abbiamo ancora un paio d’ore a nostra disposizione. Come sfruttarle al meglio? Chicca ha un’idea: fare un giro nel famoso Mercato di Ortigia. Ottima idea! Sicuramente lì potremo acquistare delle specialità locali da portare a Milano.

Detto e fatto.

Il mercato è uno spettacolo che meritava di essere visto: volete sincerarvene con i vostri occhi? Cliccate sull’immagine qui sotto:

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Fine

Crediti: alcune immagini aeree di Catania le ho trovate su Internet e da Wikipedia ho estratto le informazioni sui palazzi storici della città. Tutte le altre foto sono originali e sono state scattate da mia moglie Chicca. I filmati sono miei.

Nicola

 

Siracusa, 2 giugno 2016, giovedì

Sveglia antelucana, perché ci sono tre tappe in programma: la prima è al Cimitero Monumentale di Modica, la seconda a Ragusa Ibla e la terza a Modica. Alle 8 siamo già in viaggio con Chicca, Teresa e Peppino pronti ad affrontare una nuova giornata in una Sicilia che oggi ci sta mostrando il suo lato migliore, regalandoci un sole splendido e una temperatura perfetta per viaggiare.

Verso le 9.30 entriamo nel cimitero di Ragusa. Qui ci fermiamo giusto il tempo di portare un mazzo di fiori nella tomba di famiglia dei genitori di Peppino, per dire una preghiera e dare un attento sguardo alle monumentali tombe che impreziosiscono il viale principale del camposanto. Risaliti in auto, in brevissimo tempo raggiungiamo Ragusa Inferiore (Ibla), la parte antica e storica della città. Qui ci fermeremo per una visita approfondita, mentre lasceremo perdere Ragusa Superiore, la parte moderna della città. Per vostra conoscenza, sappiate che, tempo fa, queste due entità erano persino due comuni distinti.

 
Parcheggiata con una certa difficoltà la macchina all’ingresso di Ragusa Ibla, ci siamo diretti a piedi verso il suo centro storico, osservando i vari dislivelli, gli intricati vicoli, le grigie case di pietra e i tanti palazzi barocchi che, tutti insieme, rendono questa cittadina decisamente interessante da visitare. Arrivati in piazza San Giovanni, un piccolo slargo che permette di buttare con comodità l’occhio sulla splendida Chiesa di San Giorgio, troneggiante sullo sfondo, vediamo un simpatico trenino su ruote che promette una visita accurata della città, passando tra gli stretti vicoli che la caratterizzano. Accettiamo l’invito a salire su quel mezzo, convinti che avremmo potuto fotografare e filmare comodamente case di pregio e il paesaggio circostante. In realtà, le continue curve, i vari saliscendi e gli scatti del trenino ci hanno impedito quasi del tutto di usare sia la macchina fotografica sia la videocamera.
Dunque la bellezza di Ragusa Ibla è rimasta unicamente nella nostra memoria visiva e per documentarvela mi devo, in parte, affidare a una ricerca di foto su Internet.

Ragusa8   Chiesa di San Giorgio

  La cattedrale, progettata da Rosario Gagliardi, simbolo della ricostruzione dell’antica Ibla, è preceduta da un’imponente cancellata in ferro battuto e presenta una facciata in tre ordini di gruppi di colonne con la parte centrale convessa. Molto bella anche la sua grande cupola neoclassica risalente al 1820. In piazza, oggi, stanno allestendo spettacolari luminarie per una prossima festività e, oltretutto, è piena di turisti con macchine fotografiche in azione.

Camminando raggiungiamo il Giardino Ibleo realizzato al limite orientale della città vecchia in una zona occupata da alcune chiese di notevole interesse.

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All’ingresso ci sono i resti della Chiesa di San Giorgio Vecchio di cui rimane solo il portale gotico-catalano:

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All’interno del giardino Ibleo ci sono la trecentesca Chiesa di San Giacomo e la Chiesa dei Cappuccini Vecchi dove è custodito il noto trittico del pittore Pietro Novelli:

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Una curiosità: a Ragusa ci sono diverse location utilizzate più volte nelle inchieste televisive del Commissario Montalbano. Finita la visita della città, risaliamo in macchina diretti a Modica, il paese natale dell’amico Peppino che insieme a sua moglie Teresa ci hanno accompagnato nella nostra scoperta di una parte importante della Sicilia.  Chiacchierando con loro, vengo a sapere che a 15 chilometri da Ragusa c’è anche il Castello di Donnafugata:

Castello di Donnafugata1

Da Wikipedia leggo: “Ci sono varie ipotesi sull’origine del nome Donnafugata. Usualmente viene ricondotto a un episodio leggendario, quale la fuga della regina Bianca di Navarra, vedova del re Martino I d’Aragona e reggente del regno di Sicilia che venne imprigionata nel castello dal conte Bernardo Cabrera, che aspirava alla sua mano e, soprattutto al titolo di re. In realtà la costruzione del castello è successiva alla leggenda. Secondo altri, il nome è la libera interpretazione e trascrizione del termine arabo Ayn al-Ṣiḥḥat (Fonte della Salute) che in siciliano diviene Ronnafuata, da cui la denominazione attuale”. Sarebbe stato interessante andare a visitarlo perché, a detta di molti, è decisamente bello e ben tenuto e, tra l’altro mi sarebbe piaciuto entrare nel misterioso labirinto di pietra:

Donnafugata-parco-labirinto

Labirinto del Castello di Donnafugata

La nostra attuale meta, invece, è Modica, la città delle 100 Chiese, dove Peppino desidera farci conoscere la casa dove è nato e dove ha passato diversi anni della sua vita.

Modica

Modica

Grazie al suo centro medioevale arroccato sul fianco di una collina e alle sue spettacolari chiese barocche, Modica è una delle più affascinanti cittadine della Sicilia meridionale. La particolarità che la distingue da tutte le altre città siciliane è che i suoi tesori non sono concentrati in una sola area centrale (una piazza o una strada) ma sono distribuiti in diversi punti dell’agglomerato urbano ed è un piacere andare a scoprirli girovagando per le sue affollate vie e le sue ripide scalinate. Capisco che Peppino sia pieno di nostalgia per il paese dove è nato: qui ciò che si legge nelle locandine pubblicitarie: “Città autentica, ricca di calore, dall’atmosfera accogliente e con una spiccata fierezza” corrisponde al vero.

La casa natale di Peppino non è facile da trovare in quegli intricati vicoli e scalinate, ma lui ci guida con sicurezza fino a destinazione. Purtroppo ora il portone è chiuso e dobbiamo accontentarci di guardarla dall’esterno, ma ugualmente riusciamo a capire l’imponenza di quella costruzione con le fondamenta sulla roccia collinare. Scopriamo alfine che in quello che era un preesistente garage della casa è stata scoperta l’antica chiesetta bizantina del 1200 dedicata a San Nicolò che è visitabile pagando un modesto biglietto.

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Chiesa Bizantina S. Nicolò Inferiore

Come sempre, descrivere a parole le bellezze della città è difficile, occorre lasciare spazio alle immagini che ho inserito nel filmato allegato al post. Posso solo dire che, soprattutto, sono a rimasto affascinato dalla maestosità della Chiesa di San Giorgio situata nella parte alta di Modica. L’edificio, capolavoro di Rosario Gagliardi, si erge in tutto il suo splendore in cima a una maestosa scalinata di 250 scalini e vanta una suntuosa facciata a tre ordini che spicca sui vicoli medioevali del centro storico.

Modica-Cattedrale di SGiorgio

Chiesa di San Giorgio

Arrivata (anzi superata, come al solito) l’ora di pranzo siamo andati in un ristorante non lontano dalla casa natale di Peppino dove la proprietaria ha riconosciuto e salutato caldamente il nostro amico e anfitrione. Naturalmente abbiamo mangiato alla grande e poi ci siamo intrattenuti in cordiale colloquio con altri avventori del locale, durante e dopo il pranzo. Usciti dal ristorante abbiamo fatto a piedi un tour per le vie della città dove abbiamo potuto scattare una quantità incredibile di foto e io ho potuto sbizzarrirmi girando un filmato con la mia amata videocamera.

Prima di riprendere l’auto per fare ritorno a Siracusa, non poteva mancare una sosta alla cioccolateria più famosa della Sicilia: l’Antica Dolceria Bonajuto, dove ci siamo messi in coda per acquistare tonnellate di cioccolato nelle sue infinite varianti inventate dal proprietario e dai suoi aiutanti.

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A questo punto c’è la solita raccomandazione per chi volesse guardare con i propri occhi il tour della giornata con foto e filmati originali, accompagnati da musichette scelte con cura nel colorito repertorio siciliano: basta cliccare sull’immagine sottostante:

Trinacria

Filmato Ragusa e Modica

Arrivederci alla prossima puntata!
Nicola

Crediti: Alcune immagini le ho scaricate da Internet, la maggioranza sono originali di mia moglie Chicca; il filmato è stato girato ed elaborato da me. Le informazioni turistiche le ho ricavate da Wikipedia, da Lonely Planet e da Itinerari Italiani del Corriere della Sera. A loro va il mio più sentito grazie.

Care amiche, cari amici,

   permettetemi di lanciare uno spot pubblicitario su una gara letteraria a cui partecipo. So che non è una cosa molto elegante da fare in un blog, perciò prometto che questo annuncio non sarà ripetuto in futuro.

   Il fatto è che in famiglia hanno insistito così tanto che mi hanno convinto, per la prima volta nella mia vita, a partecipare a un torneo indetto dalla piattaforma Kobo, uno dei principali concorrenti di Amazon. Così, un mese fa, mi sono iscritto all’iniziativa "6 libri in cerca di un autore" realizzata dal Kobo Store in collaborazione con Mondadori Retail e Passione Scrittore e oggi sono pronto a sottopormi al giudizio di chi visiterà la pagina web dedicata alla tenzone fra autori auto-pubblicati:

Torneo di Self-publishingA

   Si tratta di una gara molto particolare che non prevede premi in denaro e nemmeno assicura un contratto di pubblicazione: il solo scopo è quello di dare a uno scrittore che da qualche tempo ha già auto-pubblicato un proprio libro su una piattaforma (nel mio caso, Amazon) la possibilità di godere, se rientra fra i  finalisti del torneo, di un pizzico di visibilità in più su un’altra piattaforma (Kobo Store, partner di Mondadori) dove il proprio romanzo verrà ripubblicato e rimesso in vendita. La locandina parla di 12 finalisti perché ci sono in ballo due gare separate, una che valuta 6 opere mai pubblicate prima e l’altra, 6 opere già auto-pubblicate da tempo ed è proprio di quest’ultima che vi parlo e a cui sto partecipando.

   L’idea è intrigante, visto che è proprio la visibilità ciò che manca a noi autori che ci auto-pubblichiamo (cioè che, per mille e una ragione, abbiamo deciso di evitare le case editrici tradizionali). Infatti, nell’infinito mare del web e nell’intero mondo letterario italiano e straniero, quanti sono al corrente che un certo Nicola Losito ha pubblicato uno o più libri? Tolti i parenti stretti e gli amici, praticamente non lo sa nessun altro. Quindi, ben vengano iniziative di questo genere che cercano di dare una (piccola ma importante) spinta a noi, emeriti sconosciuti.

   Termina qui il mio pistolotto introduttivo.

   Adesso, velocemente, vi spiego cosa deve fare chi vuole farmi entrare nella rosa dei 6 autori finalisti.

  – Il primo fondamentale passo da compiere è registrarsi gratuitamente nel sito Kobo-Mondadori:

 https://it.kobo.com/writinglife

   Ci si può registrare sia con il proprio account Facebook (come ho fatto io), oppure con l’account Google, oppure si può crearne uno nuovo gratuito su Kobo. Solo al termine della procedura di accreditamento è possibile continuare.

– Una volta registrati, potete visitare la pagina dedicata al concorso, cliccando su questo indirizzo:

https://www.kobo.com/it/it/p/Torneo

  – Compare la videata:

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  Qui trovate le locandine di tutti i libri (circa un centinaio, per la cronaca) che partecipano alla gara. Sono previste 7 sezioni (Gialli e thriller, Romanzi d’amore, Narrativa e letteratura, Romanzi storici, Fantascienza, Fantasy, Young adult) su cui fare la scelta. Io partecipo nella sezione Narrativa e letteratura con il romanzo Io e Agata:

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   – Sul Kobo Store potete scaricare gratuitamente l’e-book, però, attenzione, questo contiene unicamente un’ampia sinossi del libro ed è proprio la sinossi che si deve leggere, commentare e valutare con le stelline direttamente sul sito che gestisce il concorso, cliccando sull’immagine del libro stesso.

– Una volta letta la sinossi, selezionando con il mouse la scritta "Scrivi la tua recensione", si ottiene la videata:

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  A questo punto siete pronti a esprimere la vostra opinione. Tutti campi presenti in questo form sono obbligatori, pena l’annullamento della scheda. Le sinossi dei libri che partecipano alla gara sono sottoposte a una “Recensione Collettiva” che si svolge nel periodo che va dal 21 dicembre 2016 al 20 febbraio 2017. Se qualcuno conosce la sinossi e ha già letto l’intero libro in gara, ovviamente, potrà esprimere il suo giudizio con maggiore cognizione di causa.

   Non vorrei influenzarvi (bugiardo! Occhiolino), ma l’unica valutazione di questo libro  ricevuta su Amazon, dove tutte le mie opere sono in catalogo, è stata lasciata da Viola Veloce autrice del noto romanzo Omicidio in pausa pranzo (ed. Mondadori) e ha questo tenore:

   Agata è una psicologa psicotica. Simpaticissima. La storia suona vera, e deve esserlo sul serio – da qualche parte – perché la sua personalità spumeggiante è come quella di uno di quei vini che escono dalla bottiglia per le troppe bollicine.
  Asciutto il linguaggio, pulito, senza tutti quegli aggettivi che a volte appesantiscono la narrazione.
   Ti fa pensare a quello che sarà il destino degli anziani folli.
   Ma ce n’è qualcuno di sano?

  Alcuni amici (virtuali) su WordPress hanno già letto e recensito “Io e Agata”, pubblicamente nel loro blog o personalmente via mail e di questo li ringrazio di cuore, comunque spero che mi sostengano ancora, riproponendo un loro giudizio sul sito del torneo.

Importante

  Per ringraziare tutti coloro che dedicheranno un po’ del loro prezioso tempo e donarmi così un po’ di visibilità sul Kobo Store, invierò gratis l’e-book con il testo completo del romanzo. Basta che mandiate la vostra richiesta a n.losito@alice.it e mi diciate quale formato del libro preferite (.mobi per Kindle, .epub per Kobo e tutti gli altri lettori elettronici, .pdf per chi intende leggerlo sul computer).

   Un cordiale saluto a tutti.
   Nicola

    Post Scriptum

   Notizia di oggi è che, a mio parere, c’è già un vincitore conclamato del torneo. Lo affermo perché, a differenza di tutti gli altri partecipanti (me compreso) che hanno zero o pochissime recensioni, c’è una scrittrice che partecipa con un libro autobiografico di 190 pagine sulla madre che, piangendo per i suoi guai, cantava che la vita è meravigliosa e che ha già ricevuto più di trenta valutazioni a 5 stelle. In pratica ha ormai staccato di infinite lunghezze tutti gli altri autori in gara, mettendo in paniere una seria quanto concreta possibilità di vittoria nella gara letteraria in corso.

  Avere così tante critiche entusiastiche significa che a) il libro è davvero stupendo, b) l’autrice dispone di tantissimi parenti, amici compiacenti e lettori anonimi soddisfatti che la sostengono a spada tratta.
  Nel caso a) mi tolgo tanto di cappello e m’inchino alla bravura della scrittrice.
  Nulla da contestare anche nel caso b) perché riuscire a coinvolgere un numero così grande di persone che hanno letto e apprezzato un libro e si prendono la briga di dichiararlo per iscritto in una gara fra autori sconosciuti, è un fatto veramente straordinario.

  E’ cosa straordinaria perché, pur avendo io numerosissimi parenti e una gran pletora di amici che frequento da anni e che, di sicuro, sanno che ho auto-pubblicato dei libri, nessuno di loro si è mai impegnato per commentare in Rete una qualsiasi delle mie opere, regalandomi visibilità o innestando il passa-parola. Spero vivamente che lo facciano ora… Sorriso Occhiolino

Ad maiora!

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Il Signor Giacomo

Ogni fine anno è la stessa storia! Inesorabilmente le Feste arrivano e non si può fare nulla per evitarle. Scappare in qualche luogo, il più lontano possibile dal mondo civilizzato, non serve a nulla. Arrivano anche lì. L’età che mi ritrovo sul groppone consiglierebbe sentimenti ben più pacati sul Natale, sulla Fine del Vecchio Anno e sull’arrivo del Nuovo, ma tant’è…

Sentimenti contrastanti che fanno a pugni fra di loro cominciano a procurarmi il mal di testa già a metà novembre quando mia moglie mi placca in un angolo e mi costringe a fare l’elenco degli amici e dei parenti a cui fare un regalo e a decidere il budget su cui contare per questa bisogna. Quello che mi fa venire i fotoni è il fatto che, purtroppo, non si tratta di un elenco lineare ma di un albero genealogico ramificato che partendo da una coppia di amici/parenti si estende ai loro figli e, adesso, anche ai loro nipoti… Poi c’è il regalo per la collaboratrice domestica straniera che dà una mano a mia moglie in casa per tre ore alla settimana e che, naturalmente, ha tre o quattro figli (quando gli italiani ormai ne hanno uno al massimo…); c’è da far felice il portiere, la donna delle pulizie condominiali, la vicina di casa single (quella che ti chiede sempre il sale o lo zucchero perché le scoccia andare al super per così poco) e, di sicuro, mi dimentico di qualcuno. Ma non dispero, Chicca (la mia signora) ha tutto il tempo per aggiornare il lungo elenco.

Sta di fatto che, ogni anno che passa, il budget per i regali di Natale cresce esponenzialmente mentre la mia pensione è ferma al valore di dieci anni fa. Quando faccio presente questo banale particolare, vengo subito tacciato di avere il braccino corto e mi tocca abbozzare.

Una volta deciso a chi fare un presente non è che è finita lì per il sottoscritto, sarebbe troppo bello, bisogna controllare nella lista dell’anno precedente cosa si è regalato a chi per evitare di rifargli lo stesso dono, anche se ci sono amici che da una vita mi fanno lo stesso regalo… Chicca non ammette la ripetizione pedestre perché, a suo dire, questo significherebbe fare un antipatico sgarbo a chi da te si aspetta la dovuta considerazione.

Ovviamente, in questa prima fase non è possibile decidere cosa regalare a chi, infatti solo di qualcuno si ha già un’idea precisa e questi, in genere, sono i propri figli (io ne ho tre). A Michele occorre un materasso perché quello vecchio è sfondato, a Luisa e Emanuela un divano nuovo. Alle mie proteste per l’enormità della spesa, vengo tranquillizzato con la frase: “Naturalmente questi doni sono fuori dal budget natalizio, sono cose di cui hanno un assoluto bisogno per le loro case. A Natale, in compenso, per loro tre compreremo delle sciocchezzuole di poco conto…”. Una bugia spudorata che mi viene condita pari pari ogni anno. Per me è previsto uno spazzolino da denti elettrico e per Chicca un bel vestito per le feste.

La cosa tragica è che per tutti gli altri soggetti in lista, i regali bisogna cercarli nei negozi, e io odio andare in giro per negozi, accidentaccio!

Il fatto è che per negozi, volente o nolente, sono costretto ad andarci insieme a Chicca per la semplice ragione che, se non ci fossi io a calmierarla, lei, per evitare di fare brutte figure, spenderebbe, per ogni singola persona, cifre spropositate. Il concetto del pensierino mirato ma di poco prezzo a lei non passa neanche per l’anticamera del cervello! Lei sceglie un dono non guardando al prezzo ma con la convinzione che la persona a cui è diretto lo apprezzerà. Questo modo di pensare e agire è encomiabile ma porta via un sacco di tempo nei negozi! E non c’è verso di farle capire che buona parte dei regali che riceviamo seguono unicamente la regola del piccolo pensiero, e tacendo, per dirla tutta, dei doni che ci arrivano e che cestiniamo subito in quanto sono chiaramente riciclati dall’anno precedente perché ritenuti troppo di cattivo gusto da chi li aveva ricevuti in passato…

Infine, odio le Festività di Fine Anno perché, a furia di festeggiare a casa mia o in casa di amici, in dicembre ingrasso di almeno due chili, giusto quei due chili che, per perderli, ci avevo impiegato nove mesi, (il tempo di dare alla luce un bambino) ammazzandomi di ginnastica a corpo libero in palestra, di cyclette, di bicicletta, di camminate nei campi e mangiando quasi sempre cibi poveri di grassi e del tutto insipidi…

Pur con tutto ciò, nel mio cuore riesco a trovare dell’amore per le Festività di Fine Anno.

Le amo perché, per un certo periodo di tempo, mi fanno pensare a quando, da bambino, credevo a Babbo Natale e non vedevo l’ora che nascesse il Bambinello per avere finalmente il permesso di aprire i regali messi con estrema cura sotto l’albero dalla mia mamma, anche se sapevo in partenza, viste le nostre modeste condizioni economiche di allora, che sarebbero state piccole cose, ma ero anche sicurissimo che lì dentro c’era compreso tutto l’amore che mia madre e mio padre avevano per me e per la mia sorellina.

Amo le Festività di Fine Anno perché in giro per la città ci sono tante luci e tutte le vetrine sono addobbate al loro meglio, e perché, in questo frangente, si respira un’atmosfera di una stranezza tutta particolare, un’atmosfera che non si ritrova in nessun altro momento dell’anno. Anche se non è assolutamente vero, in questi quindici giorni tutte le persone sembrano più allegre e più buone. Giuro che lo penso davvero ed è proprio questo pensiero che, per quindici giorni all’anno, mi fa sopportare la cattiveria, la prepotenza, le ingiustizie che vedo intorno a me.

Amore e odio, dunque, si compensano e fanno sì che, ogni anno a dicembre, non vedo l’ora che arrivino le Festività… anche perché sono sicuro che il 6 gennaio del Nuovo Anno, cioè oggi, arriva la Befana e tutte le Feste vanno via. A bocca apertaSecchioneSorriso

Nicola

 

Carissime amiche e carissimi amici,

con questa puntata delle mie avventure il Signor Giacomo si prende una lunga pausa per poter passare con i suoi cari il Santo Natale e tutte le Feste di Fine e Inizio anno. Colgo, quindi, io l’occasione per fare i miei più sentiti auguri a voi che da tanto tempo mi seguite con affetto: auguri, naturalmente, da estendere alle vostre famiglie.

Il blog riapre (forse) dopo la Befana 2017 che, come è noto, tutte le feste porta via.

Baci, baci.

Betta

Striscia 76 - 2015

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Striscia 80 - 2015

e, per finire…

Buone Feste 2016

Buone Feste a tutti, con la speranza che il 2017 sia un anno di pace in tutto il mondo.

Nicola

Piazza_Armerina_-_Italy_2015

Piazza Armerina

Siracusa, 31 maggio 2016, martedì

Oggi, visto che in programma c’è la gita a Piazza Armerina che dista da Siracusa circa 130 chilometri, ci alziamo di buon’ora per raggiungere velocemente in auto questa meta e potere poi visitare con calma la Villa Romana del Casale nella mattinata.

L’idea era quella di andare a Enna in autostrada e da lì dirigersi a Piazza Armerina, ma Peppino ha voluto provare una scorciatoia (a suo dire) più veloce. È andato tutto bene fino al momento in cui sono venute a mancare le indicazioni stradali per Piazza Armerina. A quel punto, essendo priva di navigatore l’auto presa a noleggio e non avendo installato google maps sul cellulare, ci siamo un po’ persi nei dintorni agresti e disabitati non lontani dalla nostra destinazione. Per fortuna abbiamo trovato un distributore di benzina il cui gestore ci ha gentilmente rimessi sulla retta via.

Piazza Armerina è un paese di circa 23.000 abitanti disposto su tre colline al centro di un territorio ricco di boschi e campagne. Il suo centro urbano è dominato dal Duomo, una possente costruzione barocca dei primi anni del 1600. Sarebbe stato interessante dargli un’occhiata, ma decidiamo di lasciar perdere perché ci preme dedicare più tempo alla visita della più importante testimonianza della civiltà romana in Sicilia.

Piazza_Armerina_-_Italy_2015

Piazza Armerina

La Villa Romana del Casale, situata a tre chilometri da Piazza Armerina, fu costruita fra il III e IV secolo d.C. nelle vicinanze del fiume Gela e rappresenta, a tutt’oggi, il complesso di mosaici pavimentali più grande, più vario e più bello della Sicilia romana. Vi do qualche numero per farvi capire l’importanza di questa costruzione seppellita dal fango di una terribile alluvione e riportata alla luce solo in anni recenti: 63 ambienti, 42 pavimenti policromi che sviluppano 3500 metri quadri di superficie pittorica e musiva (cioè ricoperta da mosaici) per un totale di 120 milioni di tessere da mosaico di 4/6 millimetri. Il tutto posato da squadre di artigiani in gran parte provenienti dal Nord Africa che impiegarono dieci anni per completarlo.

La Villa, costruita per il tetrarca Massiminiano, in seguito allontanato da Diocleziano, era un complesso disposto su più livelli con funzioni sia residenziali sia di abitazione di pregio, cioè centro economico e amministrativo di latifondo. I suoi diversi gruppi di edifici con sale, peristili, gallerie, terme e corridoi rappresentavano lo stato dell’arte dell’epoca per dare le migliori condizioni di vita possibili al proprietario e ai numerosi ospiti sia stanziali sia di passaggio.

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Pianta di Bernhard J.; Scheuvens aka Bjs – Opera propria

Oggi, i pavimenti e i vari ambienti, protetti da capannoni, sono visitabili su pensiline sopraelevate da cui è possibile ammirarli e scattare (senza pagare dazio) foto e filmati. Cosa questa in cui io, mia moglie e i nostri amici ci siamo sbizzarriti e che voi, cari lettori potrete godere da casa cliccando sulle immagini in fondo al post.  Ciò perché è complicato per me descrivere a parole la bellezza e la varietà dei soggetti dei mosaici: una grande emozione per la vista potere osservare la bravura di chi ha saputo così bene rappresentare scene di vita domestica e disegnare animali esotici africani.

Naturalmente la cosa che ha colpito di più noi uomini è stata la sala dove sono raffigurate un certo numero di bagnanti in bikini davvero sensuali…

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Con queste magnifiche immagini negli occhi, a mezzogiorno lasciamo la villa romana e ci dirigiamo verso il vicino paese di Aidone per visitare il Museo di Morgantina. Il piccolo museo, ospitato nel convento dei Cappuccini annesso all’omonima chiesa, contiene diversi reperti trovati a Morgantina, una località a 15 chilometri da Piazza Armerina, durante degli scavi avviati nel 1955 dagli studiosi dell’Università di Princeton (New Jersey – Stati Uniti). Il pezzo forte è la Dea di Morgantina, del V secolo a.C. attribuita a uno scultore della Magna Grecia allievo nella scuola di Fidia. La statua, alta più di due metri, del tutto fedele alla legge delle armoniose proporzioni delle parti, è piacevolissima da guardare da ogni angolo di visuale. Peccato che le manchino le braccia e il piede sinistro, i capelli e il velo della testa. La testa e le parti nude sono di marmo, mentre il drappeggio in tufo calcareo, in origine era dipinto.

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Dea di Morgantina

Da Wikipedia leggo che: “Il museo di Morgantina in anni recenti è stato al centro di eventi di portata storica. Lo Stato Italiano è riuscito a ottenere la restituzione di preziosissimi reperti trafugati dai tombaroli e, attraverso il mercato clandestino acquistati dai principali musei statunitensi. Il 13 dicembre del 2009 sono rientrati dal Museo dell’Università della Virginia due acroliti (dal greco estremità di pietra: due teste, tre mani e tre piedi in marmo) di epoca greca arcaica appartenenti verosimilmente alle dee Demetra e Kore, molto venerate nell’antichità nella Sicilia centrale.

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Acroliti di Demetra e Kore

Il 5 dicembre del 2010 è stata la volta del rientro dal Metropolitan Museum di New York di un servizio di sedici pezzi in argento per usi rituali e da tavola, appartenuti a tale Eupolemo, come ci rivelano delle scritte incise nell’arula votiva. Infine nella primavera del 2011 è rientrata l’ormai famosa Dea di Morgantina.”

Usciti dal museo avevamo superato abbondantemente l’ora di pranzo e morivamo di fame, perciò ci siamo messi alla ricerca di un ristorante ancora aperto a Aidone. Dopo diversi tentativi infruttuosi abbiamo trovato un piccolissimo locale a gestione famigliare dove ci hanno accolto con estrema simpatia anche se era molto tardi. Ebbene non me ne vogliano gli ottimi ristoratori di Siracusa, ma nella Trattoria Antichi Sapori Aidonesi in via Garibaldi 71 Aidone (Enna) Cell. 338-8816040, abbiamo mangiato alla grande, spendendo il giusto. Questo era solo l’antipasto:

Antipasti Aidonesi

Terminato il lauto pranzo siamo tornati in tutta calma a Siracusa, questa volta senza sbagliare la strada. Ci siamo recati a casa dei nostri amici dove abbiamo chiacchierato del più e del meno e fatto il programma per la visita a Pachino l’indomani. In seguito abbiamo fatto insieme una frugale cena e poi mia moglie e io siamo tornati in albergo a dormire.

Siracusa 1 giugno 2016, mercoledì

Ci siamo svegliati verso le otto e, aperte le imposte della camera d’albergo, ci siamo accorti che, durante la notte, era caduta un po’ di pioggia sulla città. Il cielo mattutino, ancora grigio, non mostra segni visibili di miglioramento. Al momento non piove ma promette di farlo. Telefoniamo agli amici e concordiamo di saltare la gita a Pachino prevista per oggi. Peccato perché questo paese di circa 22.000 abitanti, situato nel lembo più meridionale della Sicilia, stretto fra il mare Ionio e il mare Mediterraneo, è un importante centro vinicolo e ha in Capo Passero il suo riferimento e nei vicini stagni costieri della Riserva Naturale di Vendicari una notevole area di sosta per gli uccelli migratori che attraversano il canale di Sicilia. A detta dei nostri amici, nella riserva si possono ammirare stormi di anatre e, se si è fortunati, è possibile vedere cicogne, fenicotteri e molte altre specie di uccelli anche più rari.

Optiamo, perciò, per un programma diverso. Muniti di ombrello e libretto turistico la nostra nuova meta è il Castello Maniace, situato nella punta estrema dell’isola di Ortigia a pochissima distanza dall’albergo Domus Mariae che ci ospita. Peppino e Teresa che quel castello l’hanno visto diverse volte, rinunciano e ne approfitteranno per prepararci un pranzo casalingo alla siciliana degno di questo nome.

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Castello Maniace

La monolitica fortezza, voluta da Federico II nel 1239, rimaneggiata diverse volte sia in epoca spagnola sia dopo i danni subiti durante il terremoto del 1639, conserva ancora l’originaria struttura a pianta quadrata con imponenti torrioni cilindrici angolari che la rendono difficilmente espugnabile dal nemico che arriva dal mare.

Ad accoglierci c’è un importante Portale ad arco rivestito di marmi policromi. Mentre stiamo girovagando tra le antiche mura, una pioggerella poco fastidiosa non impedisce a Chicca di scattare un sacco di foto e a me di usare la videocamera per riprendere i punti più belli della fortezza e lo splendido panorama dei dintorni osservato da una posizione alta e privilegiata.

Usciti dal Castello Maniace, sempre sotto la pioggia, ci avventuriamo per le strade e le viuzze di Ortigia per dare una nuova e più approfondita occhiata alla Siracusa vecchia che ormai giriamo senza timore di perderci. Con passo spedito percorriamo il panoramico lungomare che guarda verso il Porto Grande e una volta arrivati in prossimità di uno dei ponti che collegano l’Ortigia alla Siracusa nuova, due megagalattiche navette stanno sfornando un gran numero di chiassosi turisti accolti da una frotta di bengalesi (gli stessi che vendono fiori dentro e fuori dai ristornati) che stanno facendo affari d’oro vendendo loro ombrellini da 5 euro.

Lasciato il Porto Grande abbiamo poi proseguito verso il centro e, in Piazza Duomo, abbiamo acquistato una confezione di gelato da portare ai nostri amici che ci aspettano per pranzo. Una curiosità: in mattinata, uscendo dall’albergo, avevo acceso il contapassi sul telefonino per vedere quanta strada avremmo percorso nella mattinata, ebbene, arrivati a casa di Teresa e Peppino, nel nostro girovagare abbiamo percorso più di otto chilometri! Non male, vero?

Resta, quindi, giustificato che Chicca e io avessimo una gran fame. Volete conoscere il menù che ci hanno preparato i nostri amici? Antipasti misti gustosissimi, Paccheri alla Norma, Salciccia di Siracusa, Vino bianco doc, gelato, caffè e ammazza caffè. Oh, che bel vivere in Trinacria!

Per finire la giornata con i nostri amici, dopo un corroborante pisolino in albergo, siamo andati a piedi in Piazza del Duomo, giusto per sgranchirci le gambe e farci tornare l’appetito. Qui, entrati in una pizzeria, abbiamo concluso in allegria questo piovoso mercoledì siciliano.

Chi desidera vedere il filmato sulla Villa Romana del Casale a Pazza Armerina e sul Castello Maniace basta che clicchi sulle immagini sottostanti.

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Villa Romana del Casale

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Castello Maniace

Arrivederci alla prossima puntata!
Nicola

Crediti: alcune foto le ho reperite su Internet e sono di proprietà dei rispettivi autori a cui va il mio grazie. Le foto originali e i filmati appartengono a me e a mia moglie Chicca. Alcune notizie storiche le ho prese da Wikipedia e dal libro di Giuseppe di Giovanni, già ispettore onorario Beni Archeologici, su Piazza Armerina e Morgantina, stampato da Siculgrafica.

Siracusa, 29 Maggio 2016, Domenica

    Questa mattina, Chicca e io ce la prendiamo comoda perché l’appuntamento con gli amici Teresa e Peppino è fissato per le 11.30 in piazza del Duomo per seguire insieme la Santa Messa. Ogni tanto anch’io sento il bisogno di purificare la mia anima di peccatore incallito assistendo al rito religioso a cui, da bambino, sotto l’occhio vigile di mia mamma, partecipavo in tutte le festività comandate.

    Usciti dal Duomo, subito alla sua destra, ci soffermiamo ad ammirare l’imponente Palazzo Arcivescovile con a fianco l’Ipogeo, e poi facciamo quattro passi in direzione della vicina Chiesa di Santa Lucia alla Badia dove c’è La deposizione di Santa Lucia, il famoso quadro di Caravaggio di cui ho parlato nella prima puntata di questo reportage. Tornati sui nostri passi, nell’angolo nord occidentale della piazza incontriamo il Palazzo del Senato.

Piazza del Duomo Siracusa

Palazzo del Senato – Duomo – Palazzo Arcivescovile – Ipogeo – Chiesa di Santa Lucia alla Badia

    Prendendo poi le viuzze dell’isola dell’Ortigia raggiungiamo il lungomare del Porto Grande e qui incontriamo la Fonte Aretusa. Nel volume Itinerari del Touring Club leggo che “La ninfa Aretusa, ancella di Diana Artemide dea della caccia, si gettò in mare dalle coste dell’Elide (regione storica della Grecia) per sfuggire al dio fluviale Alfeo e ricomparve a Ortigia sotto forma di fontana. Qui il fascino del mito, celebrato da Pindaro e Virgilio, si sposa alla bellezza della natura per fare di questa millenaria sorgente uno dei luoghi più incantevoli di Siracusa”. Nelle acque della fonte, oggi salmastre, vegetano alti papiri caratteristici di questa parte della Sicilia.

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             Fonte Aretusa                                  Terrazza con vista sul Porto Grande

    Poco più in là una vasta terrazza panoramica ci permette, in assenza di foschia, di allungare il nostro sguardo sull’insenatura del Porto Grande fino a incontrare i Monti Iblei e l’Etna. Giusto il tempo di scattare delle foto e poi, percorrendo via Landolina, ritorniamo verso Piazza del Duomo dove incontriamo il Palazzo Chiaromonte e, a seguire, il Palazzo Beneventano del Bosco dalla possente facciata settecentesca e, di fronte, sul lato che si affaccia su via Minerva, il Palazzo del Senato.

Siracusa - Palazzo Chiaramonte

Palazzo Chiaramonte

Siracusa - Palazzo beneventano del Bosco Siracusa - Palazzo del Senato Piazza Duomo

          Palazzo Beneventano del Bosco                                 Palazzo del Senato

    Percorrendo via Roma raggiungiamo Piazza Archimede al cui centro è situata la Fontana dedicata a Diana Artemide che, insieme alle sue adoranti ancelle, sotto qualsiasi tempo e stagione, espone generose nudità. La piazza è circondata da imponenti palazzi in stile gotico e tra questi segnalo Palazzo Lanza e Palazzo Platamone, oggi sede della Banca d’Italia. Proseguendo, raggiungiamo le rovine del Tempio di Apollo, della cui antica maestosità non rimangono che poche tracce.

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Fontana di Diana Artemide

Siracusa - Palazzo Lanza Siracusa . Palazzo dell'orologio-Palazzo Platamone

                   Palazzo Lanza                                             Palazzo Platamone

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Rovine del Tempio di Apollo

    Arrivata l’ora di pranzo ci rechiamo a casa di Teresa e Peppino dove ci attende una tavola imbandita con ogni ben di Dio nella spaziosa e scenica terrazza che impreziosisce il loro appartamento.

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   Alle tre lasciamo i nostri amici e torniamo in albergo per un riposino ristoratore (alla nostra tenera età appisolarsi è un bisogno vitale) che ci predispone corpo e spirito per potere affrontare, fra non molto, la seconda tragedia in programma nel teatro greco di Siracusa: l’Elettra di Sofocle con la regia di Gabriele Lavia. Detto inter nos questa rappresentazione mi è piaciuta meno dell’Alcesti. Gli attori, tutti, mi sono sembrati un tantino esagitati. Non per loro colpa, io credo che quella fosse la cifra interpretativa richiesta da Lavia, noto e alquanto focoso regista.

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Elettra di Sofocle

Siracusa, 30 maggio 2016, lunedì

    Oggi Peppino e Teresa hanno diversi impegni personali, perciò lasciano liberi me e Chicca di visitare il Parco Archeologico della Neapolis:

Parco Archeogico della Neapolis

Parco Archeologico della Neapolis 

    Per arrivarci prendiamo un comodo autobus (Bus 2 rosso) che si ferma presso il ponte Umbertino che collega l’isola di Ortigia alla parte di Siracusa sulla terraferma. Il primo impatto con il parco è deludente. Visitiamo velocemente i resti di antiche costruzioni invase da cespugli arbusti che le ricoprono e che quasi impediscono al visitatore di rendersi conto del grande splendore di questa zona. Le cose cambiano radicalmente quando incontriamo il monumento più rappresentativo del parco, il Teatro Greco dove, nelle due serate precedenti avevamo assistito all’Alcesti e all’Elettra. Il vantaggio è che ora si può ammirare il teatro vuoto, visto dall’alto di una vasta terrazza pianeggiante che lo sovrasta e sul cui fondo si trovano grotte e antichissime cave di pietra.

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Teatro Greco

    Proseguendo la visita raggiungiamo l’enorme cavea dell’Anfiteatro Romano che, all’epoca, poteva contenere fino a 15.000 spettatori. Costruito da Ierone nel II secolo d.C., al suo interno si svolgevano i combattimenti dei gladiatori e le corse dei cavalli. L’anfiteatro fu quasi completamente distrutto dagli spagnoli nel XVI secolo per utilizzarne le pietre nella costruzione delle mura difensive di Ortigia. Nella foto qui sotto l’anfiteatro ha un bell’aspetto, in realtà, come ho detto prima, oggi è quasi irriconoscibile, nascosto com’è alla vista da sterpaglia e rovi.

Siracusa - Anfiteatro Romano

Anfiteatro Romano

In vicinanza dell’anfiteatro si trovano i resti dell’Ara di Ierone II, un enorme altare sacrificale del III secolo a.C., le cui dimensioni di 198 metri in lunghezza e di 23 metri in larghezza permettevano l’uccisione, durante un’unica cerimonia, di centinaia di buoi.

Siracusa - Ara di Ierone

Ara di Ierone II

    Il complesso più famoso del Parco è la Latomia del Paradiso, un esteso insieme di grotte e di lussureggianti giardini, ottimamente curati, dove Chicca e io abbiamo scattato un gran numero di foto perché ogni angolo di visuale è così affascinante da meritare di essere ripreso e memorizzato. Qui si trova il famosissimo Orecchio di Dionisio, così chiamato dal Caravaggio, e così è conosciuto tuttora nel mondo per la sua caratteristica di somigliare proprio a un orecchio umano. Si tratta di una grotta alta 23 metri, buia e poco profonda dalle notevoli proprietà acustiche che termina in alto con una piccola apertura da dove, come narra la leggenda, il tiranno Dionisio ascoltava i discorsi dei prigionieri rinchiusi lì dentro. Con una breve occhiata alla cosiddetta Tomba di Archimede e alla Grotta dei Cordari termina il nostro percorso all’interno del parco archeologico della Neapolis

Siracusa - Latomie Orecchio di Dionisio

                    Latomia del Paradiso                                         Orecchio di Dionisio

Siracusa - Tomba di Archimede a Neapolis Siracusa - Grotta dei Cordari

                 Tomba di Archimede                                Grotta dei Cordari

    Una volta tornati sull’isola di Ortigia (Siracusa vecchia) ci rechiamo da Teresa e Peppino i quali, terminati i loro impegni mattutini, hanno trovato il tempo di prepararci una sostanziosa cena con prelibatezze locali. Termina così la seconda puntata del reportage. Per chi volesse guardare dal vivo le nostre pellegrinazioni in Siracusa e dintorni non deve far altro che cliccare sulla foto sottostante. Delle preziose e quasi inedite musiche vi accompagneranno in questo breve tour.

Trinacria

     Alla prossima!

     Nicola

    Crediti: Le informazioni storiche le ho trovate su Wikipedia che ringrazio caldamente e su altre pubblicazioni specifiche su Siracusa e sui luoghi descritti nel post. Si tratta di volumetti stampati da editori isolani e a loro va il mio grazie: OGB Officina Grafica Bolognese per il Parco Archeologico della Neapolis; Lonely Planet e Itinerari del Touring Club per la Sicilia in generale. Alcune immagini le ho reperite su Internet sul sito del Progetto Smart Cities. Le foto originali sono di mia moglie Chicca, mentre i filmati su YouTube sono miei.

Carissime amiche e carissimi amici, come state?

E’ un po’ che non ci sentiamo e devo dire che le cose si stanno mettendo molto male per me. La notizia dell’arrivo di un fratellino (o di una sorellina), purtroppo, è confermata e io, ormai, non posso più farci niente, se non prepararmi al fattaccio e cercare di mettere dei punti fermi in casa per non farmi travolgere dagli avvenimenti. I grandi, a volte, non capiscono le esigenze e le priorità dei propri figli e si comportano come se noi non contassimo niente nel ménage famigliare, tipo chiederci, prima di prendere “certe” iniziative, se vogliamo che la popolazione mondiale aumenti di un’unità… quando siamo già così in tanti!

Vabbè, dovrò farmene una ragione.

Baci, baci.

Betta

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Arrivederci alla prossima puntata!

Betta